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Combustibili solidi secondari, il CdM approva il regolamento

(Rinnovabili.it) – CSS o Combustibili solidi secondari. Con questo appellativo vengono oggi identificati tutti quei combustibili, ricavabili dal trattamento di rifiuti urbani e non, che possono essere impiegati in una serie di impianti industriali, con finalità il recupero energetico. Parte essenziale  della questione energetica  e produttiva, fino a ieri i CSS mancavano di un quadro normativo chiaro e capace di facilitare gli iter di pianificazione e amministrativi.

 

In tale contesto un importante passo avanti può essere considerato l’approvazione da parte del Governo al regolamento per l’utilizzo di questa tipologia di combustibili. Lo scorso venerdì il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare, su proposta del Ministro dell’ambiente, un provvedimento per l’individuazione delle condizioni di utilizzo dei CSS in parziale sostituzione di quelli tradizionali, in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione integrata ambientale. Il regolamento costituisce, a detta del Governo, di una  “parte essenziale del complesso di interventi di politica ambientale, energetica e industriale che sono necessari all’Italia per assolvere gli impegni europei e internazionali in materia ambientale ed energetica, offrendo inoltre soluzioni concrete alla soluzione dei problemi del nostro Paese in materia di gestione corretta e sostenibile dei rifiuti”.

 

Secondo una recente indagine, questa classe di combustibili impiegata all’interno dei cementifici, in sostituzione dei tradizionali carburanti fossili, permetterebbe, grazie ad elevati tempi di permanenza ad alte temperature, la distruzione totale delle sostanze organiche inquinanti e soprattutto la riduzione dal 9 al 14% dei costi di gestione dei rifiuti solidi urbani (dati Nomisma Energia). “I benefici di questo combustibile – si legge sulla nota stampa del CdM – sono l’elevata sicurezza dell’approvvigionamento, la riduzione dell’importazione di combustibili, la riduzione delle emissioni in atmosfera, il minore ricorso alle discariche come modalità di smaltimento dei rifiuti e la potenzialità di utilizzo per la raccolta differenziata”.

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