Il progetto finanziato da Darpa per modificare geneticamente le colture attraverso l’impiego di insetti portatori di virus solleva preoccupazioni sul possibile impiego di questa tecnologia per lo sviluppo di armi biologiche
Il programma di sviluppo di queste colture OGM è il primo del suo genere
(Rinnovabili.it) – Colture OGM ottenute attraverso l’impiego di insetti portatori di virus, per renderle resistenti alle malattie o alla siccità. È questo l’obiettivo di Insect Allies, un progetto di ricerca finanziato dall’Agenzia per la ricerca avanzata di difesa degli Stati Uniti (Darpa) con ben 45 milioni di dollari che coinvolge ricercatori di varie università statunitensi, sostenuti appunto dal governo americano per trovare un modo che possa migliorare la sicurezza delle colture. Si tratta di un programma di ingegneria genetica che prevede l’utilizzo di afidi, cicadelle (insetti noti come cicaline verdi) e aleurodidi per diffondere un virus alle piante (tra cui mais e pomodori), che poi dispenseranno geni benefici per rendere le piante in grado di rispondere a malattie o emergenze naturali.
Il programma di sviluppo di queste colture OGM è il primo del suo genere. Gli esperimenti sono stati condotti solo in serre sigillate e in laboratorio, non all’aperto, e la Darpa descrive la ricerca come un modo per migliorare la sicurezza delle colture. Eppure c’è già chi teme che tutto questo abbia scopi ben diversi e ipotizza che la tecnologia possa essere utilizzata come arma biologica. In un nuovo articolo pubblicato su Science, infatti, un team internazionale di scienziati e avvocati, spiega perché è lecito farsi venire dubbi sulla bontà della ricerca e avverte che la tecnologia potrebbe essere utilizzata persino per applicazioni militari. “Riteniamo che la conoscenza da trarre da questo programma appaia molto limitata nella sua capacità di migliorare l’agricoltura americana o di rispondere alle emergenze naturali”, spiegano i membri del team tra cui Guy Reeves, biologo e ricercatore presso il Max Planck Institute for Evolutionary Biology, e Silja Voeneky, condirettore dell’Istituto di diritto pubblico dell’Università di Friburgo. “Di conseguenza – aggiungono – il programma può essere ampiamente percepito come uno sforzo per sviluppare agenti biologici a scopi ostili e se ciò fosse vero, violerebbe la Convenzione internazionale sulle armi biologiche”.
Tra le obiezioni alla ricerca, la dispersione di questi insetti nell’ambiente, che non è chiaro come venga controllata, e la modalità con cui verranno distribuiti vivi e infetti agli agricoltori in tutto il paese. “Semplificazioni facili – si legge nell’articolo pubblicato su Science – che potrebbero essere utilizzate per generare una nuova classe di armi biologiche e che potrebbe spingere altri paesi a creare tecnologie simili”.
Dalla Darpa rispondono che non c’è nulla da temere. “Il progetto è stato pensato per migliorare la capacità di risposta alle minacce per l’approvvigionamento di cibo – ha detto il responsabile del progetto, Blake Bextine – o ai fenomeni ambientali quali siccità e inondazioni”. L’Agenzia, infatti, capisce la preoccupazione sul potenziale doppio uso della tecnologia, ma ritiene che sia un problema che si presenta sempre, ogni volta che ci si trova di fronte a una nuova potente tecnologia. Rassicura, inoltre, sul fatto che la ricerca venga svolta in modo trasparente, con le dovute misure di sicurezza e la garanzia che i sistemi sviluppati vengano utilizzati solo per le funzioni previste.