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Codice Polare: riforma troppo blanda?

Codice Polare riforma troppo blanda per gli ambientalisti

 

(Rinnovabili.it) – Lo scioglimento dei ghiacci presuppone un aumento del traffico navale nelle aree più fredde del pianeta. Ecco perché, dopo anni di negoziati sulla riforma del Codice Polare, l’agenzia marittima delle Nazioni Unite ha adottato disposizioni più severe in materia di sicurezza e in materia ambientale per le navi che operano nelle zone dei poli.

Ai sensi del Codice Polare, adottato dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO), le navi che operano nelle regioni polari dovranno conformarsi alle nuove disposizioni ambientali e di sicurezza. Esse coprono aspetti che vanno dalla costruzione ed equipaggiamento delle navi alle attività operative, formazione, ricerca, salvataggio e protezione dell’ambiente. Lo scopo del codice è la sicurezza delle navi e delle persone a bordo, sia marinai che passeggeri, nelle acque vicine ai due Poli. Una parte è dedicata poi al rispetto dell’ambiente naturale artico e antartico. Per questo sono evidenziati tutti i potenziali rischi e i requisiti funzionali indispensabili per operare nelle acque artiche e antartiche. Sono inoltre previste procedure per prevenire l’inquinamento.

Queste includono divieto di smaltire petrolio o miscele di idrocarburi in mare, nonché l’obbligo di adottare pratiche di prevenzione dell’inquinamento da rifiuti e sostanze liquide nocive. Il Codice Polare dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2017, secondo l’IMO. Si applicherà però soltanto alle navi nuove, costruite a partire dal 1 gennaio 2017.

«Alle navi costruite prima di tale data, saranno consentito di adeguarsi alle richieste del Codice Polare entro il 1 gennaio 2018», ha detto l’IMO.

 

Codice Polare riforma troppo blanda per gli ambientalisti_

 

Gli attivisti di ASOC, Antarctic and Southern Ocean Coalition, hanno detto che il regolamento non è in grado di proteggere l’ambiente dai rischi del trasporto. Uno degli esempi che fanno gli attivisti, è che le normative consentono comunque di scaricare liquami e sostanze tossiche a distanze superiori alle 12 miglia nautiche dalla terra.

Un ecosistema intero, già molto fragile, potrebbe venire del tutto compromesso nell’immediato futuro. La capacità di arginare un disastro ambientale in Artico è praticamente nulla, così come quella di organizzare efficaci operazioni di ricerca e salvataggio. È impossibile infatti, ad oggi, rimuovere eventuale inquinamento da petrolio sotto il ghiaccio o durante le 24 ore di buio.

Il cambiamento è già in atto: le 4 navi che solcavano le acque polari nel 2010 sono diventate 71 nel 2013. Entro il 2020 la Russia prevede di aumentare di 30 volte il suo traffico marittimo, mentre la Cina, sempre per questa data, immagina di spostare sulla via artica tra il 5 e il 15% dei suoi flussi commerciali (circa 500 miliardi di dollari).

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