(Rinnovabili.it) – L’Università di Newcastle è pronta per ospitare un nuovo impianto pilota per il sequestro e stoccaggio dei fumi industriali di CO2. L’ateneo è infatti la sede predisposta per l’innovativo progetto di ricerca dedicato alla carbonatazione minerale artificiale, tecnologia che replica il meccanismo d’assorbimento del carbonio da parte della Terra, combinando CO2 con minerali di basso grado come magnesio e calcio silicati di produrre carbonati inerti.
Un gruppo di ricerca multidisciplinare ha già dimostrato la validità del processo in piccoli ambienti di laboratorio in scala, raccogliendo 9 milioni in finanziamenti, per passare alla fase successiva: una centrale dimostrativa che non solo sequestri l’anidride carbonica in maniera efficiente e sicura, ma che sia anche in grado di trasformarla in un sottoprodotto funzionale. L’obiettivo finale è, infatti, quello di convertire le emissioni di CO2 catturate in ‘mattoni’ di carbonato da reimpiegare nel settore delle costruzioni. “La differenza fondamentale tra geosequestro o stoccaggio oceanico e il nostro modello di carbonatazione minerale è che siamo in grado di trasformare in modo permanente la CO2 in un prodotto utilizzabile, e non semplicemente di immagazzinarlo sottoterra”, spiega il professor Bodgan Dlugogorski del Priority Research Centre for Energy dell’Università. “In natura il sistema di carbonatazione minerale è molto lento. La nostra sfida è di accelerare questo processo per evitare le emissioni di biossido di carbonio si accumulino in aria, attraverso un processo economicamente efficace”.
L’impianto pilota è il risultato di sei anni di ricerca e sviluppo avviati da un team di esperti e dovrebbe entrare in piena operatività entro il 2017.