Le emissioni globali di anidride carbonica sono aumentate del 3% nel 2011, minando l’obiettivo delle Nazioni Unite di limitare l'aumento della temperatura media globale a 2 °C sopra i livelli industriali
Il rapporto denuncia il ritmo di crescita dell’anidride carbonica di origine antropica che lo scorso anno è aumentata del 3% a livello mondiale raggiungendo un massimo storico di 34 miliardi di tonnellate. A contribuire, in maniera rilevante, sono Cina (29%), gli Stati Uniti (16%), l’Unione europea (11%), India (6%), Federazione Russa (5%) e Giappone (4%), ma ognuno con piccole ma significative.
Se come spiegato all’inizio, Pechino ha incrementato il dato emissivo per abitante, (+9%, 7,2 tonnellate a persona), nell’Unione europea, le emissioni di CO2 sono scese del 3% fino a 7,5 tonnellate pro capite. Sono sempre gli statunitensi però, con 17,3 tonnellate pro capite, ha vantare una media per abitante più alta nonostante il calo causato della recessione nel 2008-2009, gli elevati prezzi del petrolio e un aumento della quota di gas naturale.
Il rapporto stima inoltre che tra il 2000 e il 2011 il totale cumulativo globale di CO2 sia stato di 420 miliardi, un dato troppo alto se raffrontato con quanto la letteratura scientifica suggerisce debbano essere i trend emissivi; limitare l’aumento della temperatura media globale a 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali – l’obiettivo internazionalmente adottato nei negoziati sul clima delle Nazioni Unite, sarebbe possibile solo se le emissioni di CO2 cumulate nel periodo 2000-2050 non superassero gli 1.500 miliardi di tonnellate.