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Per far scendere la CO2 saliranno i prezzi del cibo?

CO2(Rinnovabili.it) – Per soddisfare l’obiettivo mondiale di contenimento dell’innalzamento della temperatura  al di sotto dei 2 gradi si possono intraprendere differenti percorsi. Nuovi studi realizzati dal Postdam Institute evidenziano che per abbassare l’impatto inquinante delle attività antropiche potrebbe essere necessario aumentare il livello di produzione delle bio-energia, con un conseguenze disallineamento della domanda e dell’offerta dei prodotti vegetali, anche alimentari, in parte impiegati nella produzione di energia.

La paura dei ricercatori consiste nel possibile aumento dei prezzi alimentari durante i prossimi decenni, periodo durante il quale il settore alimentare oltre a dover soddisfare la domanda alimentare ed energetica sarà anche chiamato ad adattarsi alle sfide imposte dal cambiamento climatico, che potrebbero gravare pesantemente sulla produzione.

Secondo i calcoli dei ricercatori dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico (PIK) i prezzi agricoli potrebbero salire del 25% entro il 2050, con impatti climatici diretti sulla resa dei raccolti mentre l’aumento della domanda di bioenergia dovrebbe far crescere i prezzi di solo il 5%.

L’analisi del PIK è stata pubblicata insieme ad altri due studi che dimostrano come ad essere realmente sotto i riflettori delle variazioni climatiche è soprattutto l’agricoltura, capace sia di sfamare la popolazione sia di mitigare gli effetti del riscaldamento globale.

Per la decarbonizzazione del settore trasporti una delle scelte più adatte sembra essere l’utilizzo di biocarburanti, in grado di far scendere le emissioni inquinanti del comparto con costi inferiori rispetto all‘adeguamento di altri comparti inquinanti come riferito dall’autore Hermann Lotze-Campen.

 

Attualmente la produzione  mondiale di bioenergia equivale a circa 40 ExaJoule, ottenuti soprattutto sfruttando legno tradizionali per il riscaldamento e carburanti per il trasporto di prima generazione, come l’etanolo da canna da zucchero o il bio-diesel ottenuto da colture oleaginose. Al contrario i biocarburanti di seconda generazione hanno il potenziale di ridurre la concorrenza tra i mercati alimentari e dell’energia e ridurre anche i costi di produzione con la prospettiva che la richiesta salga di ulteriori 100 ExaJoule ulteriore nel 2050.

Gli altri studi di settore si sono invece occupati di evidenziare le ripercussioni del global warming sulla richiesta di terreni agricoli, l’effetto degli impatti climatici sulle rese dei raccolti, e in che modo i biocarburanti di seconda generazione potrebbero aiutare a decarbonizzare il settore dei trasporti.

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