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Clima: come sciogliere il nodo dei trasporti internazionali?

Le organizzazioni che regolano aviazione e trasporto marittimo sono rimaste immobili dal 1997. Quali soluzioni propone l’accordo sul clima?

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(Rinnovabili.it) – L’industria navale e aeronautica svolgono un servizio oggi imprescindibile trasportando le persone in tutto il mondo. Ma tutto ciò ha anche un impatto sul clima non indifferente: l’aviazione copre il 2% delle emissioni di gas serra a livello globale, secondo i dati dell’ICAO, l’organizzazione internazionale che regola il settore. Tuttavia, proprio l’ICAO ha sottolineato che, se il sistema proseguirà i trend business as usual, la cifra potrebbe salire del 400% entro il 2050.

Non molto diverso il discorso per il sistema del trasporto navale, anch’esso responsabile di circa il 2% delle emissioni. Senza nuove regole più stringenti, uno studio dell’ONU ritiene che potrebbero crescere di una forbice tra il 50% e il 250% entro metà secolo.

 

Per i negoziatori che si incontreranno a Parigi per la COP 21 con l’obiettivo di uscirne avendo definito nei dettagli un nuovo accordo sul clima, inserire questi settori nelle trattative sta generando non pochi mal di testa. Tutti i traffici internazionali, siano essi di beni o di servizi, sono difficili da regolare a livello locale, come invece è possibile fare con altre industrie. Oltre a sfuggire alle regole di decarbonizzazione nazionali o regionali, aviazione e trasporto marittimo sono anche industrie che fino ad oggi non sono state incluse negli accordi sul clima. Durante il vertice di Kyoto del 1997, la questione ha rappresentato un punto troppo delicato per i negoziatori, che hanno scelto di lasciarla fuori dall’accordo finale. Da allora, la regolamentazione è stata responsabilità di organismi sotto l’egida ONU come l’ICAO e l’IMO (Organizzazione marittima internazionale). Tuttavia, i progressi sono stati lenti: dal 1997, solo una manciata di misure sono state introdotte da ICAO e IMO per ridurre le emissioni. Per lo più si è trattato di strumenti cui aderire su base volontaria, in perfetto stile greenwashing.

 

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A Parigi si attende una svolta reale, ma non è chiaro se verranno introdotti meccanismi vincolanti per l’industria navale e quella aeronautica. Si parla di biocarburanti e di un sistema di compensazione delle emissioni di carbonio per gli aerei, limitato taglio della CO2 e misure di efficienza e risparmio energetico su base volontaria per le navi.

Una possibilità prevista dalla bozza di accordo sul clima è rappresentata dallo sviluppo di un regime di prelievo che fornirà denaro a un fondo internazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, utilizzato per finanziare progetti di mitigazione del clima in tutto il mondo. Entrambi i settori, tuttavia sono molto riluttanti a questa forma di tassazione, e annunciano «lobbying pesante» per farla saltare.