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Clima: l’ONU esclude la società civile per negoziare a porte chiuse

Clima l’ONU esclude la società civile dai negoziati

 

(Rinnovabili.it) – Vietato l’ingresso alla società civile. Così è stato risposto alle ONG che ieri volevano assistere, come osservatori accreditati, ai negoziati sul clima di Bonn preparatori alla COP 21. La proposta di escludere i movimenti in difesa dell’interesse pubblico è stata avanzata martedì dal Giappone, motivata con la necessità di fare progressi sul testo dell’accordo.

Dopo le proteste del G77, gruppo di circa 130 Paesi poveri, la bozza di inizio ottobre ha subìto alcune modifiche, integrando alcune istanze che i governi del Sud del mondo avevano visto clamorosamente assenti in precedenza. Sono rimasti due giorni, oggi e domani, per mettere a punto un testo da approvare a Parigi senza troppe palpitazioni. Ma restano 900 parentesi quadre in un documento di 34 pagine, segno degli innumerevoli ostacoli da affrontare.

 

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L’esclusione della società civile è un segnale preoccupante, che fa temere l’intenzione di produrre a porte chiuse un documento che non tiene in conto le esigenze delle popolazioni più a rischio. Mentre le ONG attendono alla finestra, i delegati sono stati spediti in gruppi di lavoro per snellire le sezioni che trattano i numerosi argomenti controversi, dai finanziamenti per il clima all’obiettivo a lungo termine delle emissioni zero.

«Questo ci lascia completamente al buio – ha protestato Annabella Rosemberg, consigliere dell’International Trade Unions Congress – È un brutto passo nella corsa verso Parigi».

Un chiaro segnale delle divisioni fra Nord e Sud del mondo è venuto dai diplomatici che guidano le coalizioni dei Paesi in via di sviluppo, i quali hanno chiesto ai co-presidenti UNFCCC (un americano e un algerino) di consentire l’accesso alle ONG.

«Questo dovrebbe essere un forum aperto, dove tutto accade in un contesto trasparente e niente è nascosto – ha detto Tosi Mpanu Mpanu, delegato congolese e presidente del blocco dei Paesi meno sviluppati – Vogliamo garantire, in vista di Parigi, che si tratta di un processo aperto e inclusivo, e che non ricadremo nelle disgrazie di Copenaghen».

In quel caso (era il 2009), l’ultimo tentativo di firmare un patto internazionale sul riscaldamento globale è fallito. Le nazioni più povere hanno accusato quelle ricche di preparare un accordo lontano dal controllo pubblico.

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