Il riferimento a 1.5 °C inserito dalla COP 21 nell'accordo sul clima ci impone una decarbonizzazione lampo. L'Europa riveda in fretta i suoi piani al 2030
(Rinnovabili.it) – A Parigi il mondo si è messo in marcia verso un futuro rinnovabile e libero da fossili, grazie anche alla grande mobilitazione della società civile globale. Nell’accordo sul clima i governi si pongono l’obiettivo ambizioso di contenere entro la fine del secolo l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia critica di 2°C e mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare 1.5°C, in modo da contenere i rischi per le comunità vulnerabili dei paesi poveri. Obiettivo questo che implica zero emissioni al 2050.
Tuttavia non va dimenticato che abbiamo davanti una strada in salita. Il pragmatismo politico dei governi ha impedito di prendere già a Parigi tutte quelle scelte ambiziose e forti che la crisi climatica impone. Rimangono gli impegni inadeguati annunciati alla vigilia del summit parigino, che consentono solo di ridurre di circa un grado il trend attuale di aumento della temperatura globale portandoci pericolosamente verso i 3°C.
È cruciale pertanto una revisione di questi impegni non oltre il 2020. Purtroppo l’accordo lo prevede solo su base volontaria, rimandando al 2023 la prima verifica globale degli impegni. É una corsa contro il tempo, non possiamo perdere altri otto anni. La società civile si impegnerà con forza in ogni angolo del pianeta affinché la revisione degli impegni di riduzione si avvii subito dopo Parigi, in modo da poter allineare gli attuali impegni alla traiettoria dei 1.5-2°C prima del gennaio 2021, quando il nuovo accordo sarà operativo.
A partire dall’Europa. Gli impegni assunti nell’ambito della “High Ambition Coalition” vanno subito tradotti in azione concreta aumentando l’ambizione del pacchetto clima-energia 2030. In Europa abbiamo tutte le condizioni per poterlo fare. L’Europa ha già un trend di riduzione delle sue emissioni del 30% al 2020. Rivedere l’attuale impegno di riduzione del 40% al 2030 è pertanto possibile senza grandi sforzi e con un impatto positivo sull’economia europea. E’ ormai provato che l’azione climatica fa bene alla nostra economia. Nel periodo 1990-2014 si è registrato un forte disaccoppiamento tra riduzione delle emissioni ed aumento del PIL. Mentre le emissioni sono diminuite del 23%, il PIL è invece aumentato del 46%.Non è più il tempo del rinvio. L’Europa deve dimostrare con i fatti la sua leadership nell’azione climatica globale rivendicata a Parigi.
Di Mauro Albrizio – Direttore Ufficio europeo di Legambiente