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Clima, l’Italia deve raddoppiare gli sforzi

Clima l'Italia deve raddoppiare gli sforzi

 

(Rinnovabili.it) – Il mondo ha fatto i compiti, l’Italia no. Le emissioni di CO2 nel nostro Paese sono cresciute del 2,5% nel 2015, contrariamente al trend globale che rimane sostanzialmente stabile. Tutto ciò contrasta sensibilmente con le disposizioni contenute nell’accordo sul clima raggiunto alla COP 21 di Parigi. L’Europa deve intensificare gli impegni per il riscaldamento globale, così come il nostro Paese deve dotarsi di una strategia energetica più moderna di quella attuale, con obiettivi che guardino al 2030.

È questa, in estrema sintesi, la tesi del Climate report redatto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

 

L’incremento delle emissioni italiane, spiega il rapporto, è stato registrato dopo anni di calo: dal 1990 al 2014, infatti, abbiamo ridotto del 20% la CO2 emessa in atmosfera. Questa cattiva performance, dunque «interrompe una serie positiva di riduzioni» ed è dovuta «alla crescita del Pil, al calo del prezzo del petrolio e del gas, all’aumento dei consumi energetici e quindi a un rallentamento delle politiche di efficienza energetica, a un’estate molto calda e all’interruzione della crescita delle fonti energetiche rinnovabili».

«L’attuazione dell’Accordo di Parigi – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione – obbliga ad una svolta delle politiche climatiche, a tutti i livelli, compreso anche quello nazionale. Passando all’attuazione cresce la consapevolezza del maggiore impegno richiesto dal nuovo obiettivo dell’Accordo, per stare ben al di sotto dei 2 °C , facendo sforzi verso 1,5 °C. Prima si parte, prendendo atto realmente del nuovo obiettivo, prima si possono cogliere le opportunità di nuovi investimenti, di nuova occupazione, di sviluppo di una green economy richiesti e promossi dalle più incisive misure climatiche dell’accordo di Parigi».

 

Clima l'Italia deve raddoppiare gli sforzi 21Una ricerca pubblicata su Nature calcola che un terzo delle riserve di petrolio, metà delle riserve di gas e l’80% delle riserve di carbone dovrebbero rimanere sotto terra per conseguire il target dei +2°C. Ma se guardiamo ad uno scenario teso a rispettare il limite di +1,5°C, il carbon budget a disposizione si dimezza. (500-600 Gt), con conseguenti ulteriori tagli all’utilizzo di combustibili fossili

Le politiche utili a centrare l’obiettivo, secondo il rapporto, passano per una revisione del pacchetto clima energia 2030 in Europa: vanno pianificati tagli di emissioni pari al 50-55% rispetto al 1990 (invece che un mero 40%) e un aumento significativo dei traguardi in fatto di rinnovabili ed efficienza energetica.

In questo contesto, l’Italia deve fare molto di più: dal 2013 ad oggi, il settore delle energie pulite è cresciuto pochissimo (0,2% l’anno), a causa delle politiche repressive dei governi Monti-Letta-Renzi. È inoltre diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili, passando dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Di questo passo, l’Italia, «pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi», spiega il Climate report. Per rimanere in corsa, il nostro Paese dovrebbe tagliare le emissioni del 50% nei prossimi 14 anni: «Ciò richiederebbe un forte impegno nel risparmio e nell’efficienza energetica con una riduzione dei consumi attesi di circa il 40% e un raddoppio della quota di fonti rinnovabili, dal 17,3% a circa il 35% del consumo energetico finale al 2030 e nel solo comparto elettrico, le rinnovabili dovrebbero soddisfare almeno 2/3 della domanda di elettricità».

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