Gli sforzi della Cina per ridurre le emissioni di gas serra vengono indeboliti dall’aumento vertiginoso delle abitudini di consumo “all’Occidentale” tra i nuovi ricchi
(Rinnovabili.it) – Se l’Accordo di Parigi è entrato in vigore a tempo record è soprattutto grazie al sì congiunto di Stati Uniti e Cina, i due maggiori inquinatori al mondo, che da soli superano il 35% delle emissioni globali di CO2. Il passaggio all’azione nelle politiche sul clima, però, è tutt’altro che automatico e i problemi da affrontare sono molti. Per quanto riguarda Pechino, il pensiero corre subito all’enorme fetta di mix energetico (i due terzi) riservata al carbone, che la repubblica popolare fatica a far scendere. Ma la Cina dovrà fare i conti con un altro problema, forse ancora più difficile da controllare: l’espansione della classe media.
Gli sforzi della Cina per ridurre le emissioni di gas serra vengono indeboliti dall’aumento vertiginoso delle abitudini di consumo “all’Occidentale” tra i nuovi ricchi. È l’allarme lanciato dalla rivista Nature Climate Change, che sottolinea come questo fenomeno abbia caratteristiche strutturali e sia inestricabilmente legato ad altre emergenze, come ad esempio la crescita delle disuguaglianze e, soprattutto, a dinamiche di lungo corso. Tra queste, la principale è il flusso migratorio interno: ogni anno circa 20 milioni di cinesi si spostano dalle campagne alla città in cerca di condizioni di vita migliori.
Ma già oggi, avvertono i ricercatori, la classe media urbanizzata – pari al 5% della popolazione cinese – è responsabile per ben il 19% dell’impronta di carbonio del paese. Lo studio specifica poi che l’impronta di questa fascia di popolazione si aggira intorno alle 6,4 tonnellate di CO2 pro capite l’anno, vale a dire circa 4 volte in più della media nazionale.
“L’aumento del consumo in parallelo all’urbanizzazione della Cina è stato identificato come un driver importante per l’impronta di carbonio negli ultimi 20 anni, mentre la decarbonizzazione dell’economia cinese riesce solo debolmente a tamponare questa tendenza”, si legge nello studio. Insomma, gli sforzi per procedere nella transizione energetica verso le rinnovabili non sono in grado di cambiare davvero il peso della Cina, a meno che non si modifichi allo stesso tempo il modello di consumo di gran parte della popolazione.