(Rinnovabili.it) – Alcune nazioni in via di sviluppo stanno assumendo impegni sul clima più forti e dettagliati rispetto alle grandi potenze globali. Almeno per quanto riguarda la riduzione delle emissioni derivanti dall’uso del suolo. Lo afferma un rapporto della Union of Concerned Scientists (UCS), che ha preso in esame i contributi presentati all’ONU (INDCs) di Canada, Messico, Marocco ed Etiopia in vista della COP 21.
La ricerca si è focalizzata su trasparenza, ambizione, metodologie di calcolo e proposte di azione in materia di agricoltura, foreste e altri usi del suolo (AFOLU – Agriculture, Forest and Other Land Use). Per quanto riguarda la Cina, l’UCS conclude che i piani per aumentare le aree forestali e ridurre le emissioni da protossido di azoto nel settore agricolo sono dettagliati, ma il Paese non chiarisce se si tratti di una normativa già esistente o di nuove politiche da implementare. Non si capisce, dunque, se effettivamente sia un miglioramento dello status quo oppure tutto ciò non costituisca un vero impegno.
Il Canada fa ancora peggio: omette dal suo calcolo delle emissioni AFOLU la distruzione delle foreste a seguito di incendi o malattie, anche se la maggior parte della perdita forestale deriva proprio da queste cause.
Molto meglio sta facendo invece l’Etiopia, le cui emissioni derivano per l’88%, proprio dal settore AFOLU. Il problema è che il Paese non precisa un fatto importante: per raggiungere il target che si è dato, necessita del sostegno finanziario internazionale che al momento è uno dei punti su cui si arena la trattativa in ambito UNFCCC.
È il Marocco a uscire vincitore dal confronto. Il Paese ha assunto impegni per modernizzare il suo settore agricolo e aumentare le aree forestali, nel tentativo di ridurre le emissioni del settore di un 13% entro il 2030. Con l’aiuto dei finanziamenti per il clima, il taglio potrebbe arrivare fino al 31%.
Le emissioni derivanti dall’uso di suolo contano per il 25% della CO2 totale emessa in atmosfera, e rappresentano un’importante comparto su cui agire per mantenere l’aumento del livello medio delle temperature globali sotto la fatidica soglia dei 2 °C. Tuttavia, da quando è stato avviato lo studio (era il mese di luglio), i piani internazionali per ridurre le emissioni AFOLU coprivano appena l’11% del totale del settore. Si attendono perciò i contributi INDCs di Brasile, Indonesia, India e Nigeria, che potrebbero aumentare sensibilmente la percentuale.