Lo spagnolo Cañete, delegato da Juncker per clima ed energia si è disfatto delle azioni di due compagnie petrolifere, ma i parenti continuano a sedere nei cda
I deputati evidenziano uno stato di cose piuttosto difficile da contraddire: il prossimo commissario, infatti, dovrà occuparsi di cambiamenti climatici e politiche energetiche avendo tenuto in mano, fino al 18 settembre, le azioni di due compagnie petrolifere: Petrolifera Ducar e Petrologis Canaris. D’accordo, Cañete ha venduto quei titoli, sostenendo di aver così “pulito la fedina”. Ma rimane un dubbio: come farà ad agire senza condizionamenti se moglie, figlio e cognato – quando non siedono direttamente nei consigli di amministrazione – sono azionisti delle stesse compagnie?
Ma la lettera dei Verdi va oltre. Non solo non si può mettere una pietra sopra ai legami fra il commissario e le trivelle, ma sembra che ci sia dell’altro. I suoi interessi familiari e personali pare siano stati in parte nascosti, attraverso meccanismi di evasione fiscale. La stampa spagnola, inoltre, ha indagato sulle attività della moglie, proprietaria di terreni con interessi nell’allevamento di tori. Come tale, ha potuto beneficiare di sussidi CAP, denaro che l’Ue ha stanziato per sostenere l’agribusiness. È probabile, secondo i Verdi, che la strenua lotta di Cañete nel 1996 a favore di quel meccanismo di sostegno economico non provenisse da una visione politica di un futuro bucolico. La signora, sempre stando alla patria stampa, nel 2002 è stata indagata perché si ipotizzava avesse realizzato profitti grazie ad informazioni sensibili ottenute tramite il marito, all’epoca ministro dell’Agricoltura.