Le audizioni di commissario e vice presidente all’energia davanti alle commissioni competenti hanno avuto esiti diversi: promosso lo spagnolo, respinta la slovena
La palla passa adesso nuovamente al governo sloveno, che dovrà esprimere altri candidati. Il più “papabile” sembra essere il commissario all’Ambiente uscente, Janez Potocnik, o in alternativa l’eurodeputata socialista Tania Fajon. Chiunque sarà, dovrà passare una nuova audizione, prevista in tempi brevi, perché il voto di fiducia sull’intera Commissione è previsto il 22 ottobre a Strasburgo.
Preparato e competente, nonostante i conflitti di interesse denunciati da più parti, sembra invece essere stato reputato Miguel Arias Cañete, Commissario designato ad Energia e Clima. Verdi europei, sinistra e associazioni ambientaliste, nelle scorse settimane, sull’onda delle inchieste della stampa spagnola, hanno messo sulla graticola Cañete, smascherando i suoi legami “di sangue” con l’industria del petrolio. Moglie, figlio e cognato, siedono nei consigli si amministrazione di alcune compagnie, e lo stesso Commissario ha tenuto in mano, fino a qualche giorno fa, le azioni di Petrolifera Ducar e Petrologis Canaris. Il montare della polemica lo ha costretto a venderle, ma difficilmente verrebbe da pensare che d’ora in poi, scaricatosi del fardello, si trasformerà in un provetto ambientalista sostenitore delle rinnovabili. Specialmente con i parenti che nel petrolio ci sguazzano ancora con tutti i piedi.
Del tutto diverse, però, le conclusioni cui sono giunte le commissioni chiamate ieri al voto sulla Bratusek. Quando è stata la volta di Cañete, le palettine verdi sono state 83, contro 42 contrari e 3 astenuti.