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Clima: secondo ciclo negoziale a Bonn in vista della COP 21

Clima secondo ciclo negoziale a Bonn in vista della COP 21_

(Rinnovabili.it) – La corsa all’accordo globale sul clima vive una nuova fase da quando questo lunedì, a Bonn (Germania), è cominciato il nuovo round di negoziati preparatori all’evento dell’anno: la COP 21 di Parigi.

Christiana Figueres, l’Alto rappresentante ONU sul clima, Laurent Fabius, il ministro degli Esteri francese e Manuel Pulgar-Vidal, ministro dell’Ambiente del Perù (che ha presieduto la COP 20 di Lima), hanno aperto il vertice, che si concluderà l’11 giugno.

Le delegazioni accorse a Bonn, provenienti da 195 Paesi del mondo, stanno tentando di migliorare un documento di 80 pagine redatto nel mese di febbraio a Ginevra, che presenta ridondanze e contraddizioni.

Clima secondo ciclo negoziale a Bonn in vista della COP 21Se fossero mantenute tutte le migliori parti della bozza, secondo alcuni osservatori sarebbe possibile raggiungere l’obiettivo. Tuttavia, la costruzione del consenso sulle norme che disciplinano la lotta contro il riscaldamento globale dopo il 2020 «è ancora lunga», ha detto l’economista inglese Nicholas Stern. Egli sostiene un reindirizzamento massiccio di investimenti verso tecnologie e infrastrutture che a basse emissioni di CO2.

«L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo preliminare in ottobre. La COP 21 dovrebbe poi dare il tocco finale e affrontare le questioni in sospeso, ma sulla base di una intesa forte e chiara sul testo complessivo», ha detto Fabius nella sessione di apertura dei negoziati.

Le questioni più complesse sono ancora al centro delle trattative: quale obiettivo di riduzione dei gas serra deve essere imposto per limitare l’aumento della temperatura a 2 °C? Come ordinare sforzi di tutti i Paesi, tenendo conto delle crescenti esigenze energetiche delle economie in via di sviluppo? Senza contare le ricadute sugli Stati insulari, per i quali il target dei 2 °C non è nemmeno sufficiente, pena la scomparsa dalla faccia della terra. La questione degli aiuti pubblici per ridurre i gas a effetto serra e incoraggiare l’adattamento agli effetti del riscaldamento globale rimane spinosa, perché i Paesi del Sud del mondo, in particolare le isole, richiedono impegni chiari dal ricco Nord. Il G7 che avrà luogo il 7 e l’8 giugno in Germania affronterà anche questo problema.

I colloqui riguardano anche le modalità di messa in pratica delle misure legate al rispetto delle promesse sul clima, ma anche la possibilità di modificare gli impegni in futuro, in seguito ad eventuali cambi di tecnologie e costi. Finora, 37 Paesi, tra cui UE, USA, Russia, Canada, Giappone e Messico hanno annunciato i loro “contributi nazionali” (INDCs) per ridurre le emissioni. Mancano all’appello alcuni tra i più grandi emettitori del mondo: Cina, Australia e Brasile.

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