Il clima terrestre vicino al punto di non ritorno
(Rinnovabili.it) – Lo avevano già anticipato mesi fa, ma detto in apertura di COP 23 fa più effetto. Gli scienziati dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) non hanno dubbi: il 2017 sarà uno dei tre anni più caldi da quando registriamo le temperature globali.
Nel suo rapporto presentato al calcio di inizio della Conferenza sul clima di Bonn, la WMO ha dichiarato che nei primi nove mesi di quest’anno il termometro non ha superato le medie del 2016, quando con la spinta di El Niño si è infranto il record precedente, del 2015. Tuttavia, le temperature superficiali di gennaio-settembre 2017 sono state circa 1,1 °C più alte rispetto al periodo preindustriale, utilizzato come metro di misura per tracciare la linea rossa da non superare, pena catastrofi irreparabili. Già oggi, dunque, siamo ad un passo da quella soglia di +1,5 °C che l’accordo di Parigi indica come preferibile rispetto al tetto psicologico dei +2 °C. Molti scienziati sono convinti che il limite di 1.5 °C sia già impossibile da rispettare, per colpa dell’immobilismo dei governi incaricati di ridurre le emissioni.
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Questo recente aumento delle temperature medie globali conferma una tendenza complessiva di riscaldamento globale, che a causa di un rallentamento nel decennio precedente aveva dato fiato agli scettici, convinti che il cambiamento climatico si fosse preso una pausa.
Non era così. Agire è diventato sempre più urgente, anche se dall’accordo di Parigi – approvato nel 2015 ed entrato in vigore nel 2016 – i negoziati sul clima non hanno fatto grandi passi avanti. A Bonn, sotto la presidenza delle Isole Fiji, i colloqui tra 195 paesi più l’Unione Europea dovrebbero portare a definire come ciascun membro dell’UNFCCC (Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici) metterà in pratica le sue promesse in termini di riduzione delle emissioni. Attualmente, infatti, i piani presentati dai governi sono insufficienti, e porterebbero secondo i calcoli ad un aumento di temperatura di 3 °C entro fine secolo rispetto ai livelli preindustriali. Questo scenario prefigura un aumento del livello del mare, ondate di caldo e siccità fuori controllo su aree sempre più estese del pianeta, senza contare tempeste e inondazioni. Di fronte a tutto ciò, resta difficile capire come possa prevalere anche quest’anno l’immobilismo.