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Clima e ipocrisie: 90 miliardi alle fossili dal G20

Un report entra a gamba tesa sul G20 di sabato. Sul clima i grandi del mondo stanno facendo ben poco: l’accordo Cina-USA è solo un paravento?

Clima e ipocrisie 90 miliardi alle fossili dal G20_

 

(Rinnovabili.it) – L’accordo USA-Cina per il taglio delle emissioni è una svolta storica secondo la gran parte degli opinionisti, ma nel dibattito sul clima e la transizione verso le energie pulite rimane un elefante nella stanza. Si chiama “contributi dei Paesi del G20 alle fonti fossili”, e “pesa” 88 miliardi di dollari l’anno.

Molte nazioni sviluppate parlano di concludere la nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone, della necessità di tagli radicali alle emissioni di CO2 al fine di evitare catastrofiche ripercussioni sul clima. Ma intanto, allungando i tempi con promesse da marinaio, continuano a foraggiare i colossi del fossile. Un nuovo report dell’Overseas Development Institute, redatto insieme a Oil Change International, svela le menzogne e l’ipocrisia delle grandi potenze proprio prima della prossima riunione del G20, prevista in Australia per il 15-16 novembre. Si intitola  “The fossil fuel bailout: G20 subsidies for oil, gas and coal exploration”, ed è il primo studio dettagliato che mette alla berlina lo scandalo dei sussidi pubblici alle energie fossili.

 

Clima e ipocrisie 90 miliardi alle fossili dal G20-
Fonte: Oil Change International

 

Gli 88 miliardi che gli Stati regalano alle trivelle rappresentano un sostegno più che doppio rispetto a quel che le compagnie di petrolio e gas spendono per investimenti. Nel 2013, infatti, le 20 multinazionali più potenti al mondo hanno speso 37 miliardi di dollari nelle loro esplorazioni in tutto il mondo. Meno di metà dei soldi pubblici che hanno incamerato dai governi del G20. E che si suddividono in investimenti da parte di imprese pubbliche (49 miliardi), sussidi governativi (23 miliardi) e finanza pubblica (16 miliardi). Basterebbero una cinquantina di miliardi l’anno per fornire elettricità e riscaldamento al miliardo e trecento milioni di persone che oggi non hanno accesso all’energia.

La cosa peggiore è che si sa benissimo che i giacimenti più ricchi si trovano ormai a profondità tali da necessitare esplorazioni invasive e altamente energivore, che hanno ripercussioni devastanti a livello climatico e ambientale. Gli investimenti in energie rinnovabili perdono gran parte della loro utilità se non sono seguiti da una decisa decarbonizzazione, ma il punto è ancora un altro: ultimamente il denaro incanalato nelle energie pulite viene dirottato verso quelle più impattanti. L’Italia è un caso principe di questa tendenza, con l’attacco del governo al fotovoltaico e il rilancio del petrolio nel Mezzogiorno.