(Rinnovabili.it) – In Italia esistono più di 1.100 impianti industriali che lavoro grandi quantità di sostanze pericolose in quantitativi e in grado pertanto, in caso di incidente, possono provocare incendi, contaminazione dei suoli e delle acque, nubi tossiche. Eppure sono ancora pochi i cittadini italiani che conoscono tali rischi o i comportamenti da tenere in caso di emergenza. Per aiutare a diffondere una maggiore informazione, Legambiente e il Dipartimento della Protezione Civile hanno redatto il dossier Ecosistema rischio industrie; il documento è frutto di un sondaggio inviato a tutti i 739 Comuni in cui sono presenti gli impianti riportati nell’Inventario nazionale del ministero dell’ambiente, e concentrati prevalentemente in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
Il questionario aveva lo scopo di scoprire la realizzazione o partecipazione dei comuni a periodiche esercitazioni, del recepimento da parte degli stessi comuni delle informazioni contenute nei Piani d’emergenza esterni redatti dalle prefetture competenti, della pianificazione urbanistica che tenga conto del rischio esistente. E si scopre così che, se il 94% dei Comuni ha recepito le indicazioni contenute nella scheda informativa redatta dal gestore dell’impianto, così come previsto dalla legge in 104 sono state individuate nelle “aree di danno” strutture vulnerabili e/o sensibili, di queste nel 18% dei casi sono presenti scuole, nel 13% centri commerciali, nell’8% strutture ricettive turistiche, nel 7% luoghi di culto, nel 2% ospedali.
“E’ di fondamentale importanza – spiega Simone Andreotti Protezione civile di Legambiente – che tutti gli attori coinvolti – dalle aziende produttrici all’insieme dei soggetti istituzionali che hanno l’onere di predisporre politiche di prevenzione e di gestire eventuali emergenze – facciano la propria parte per rispettare la legge con precisione”.