Rinnovabili •

Cinghiali, il problema esiste. Come risolverlo?

Un emendamento alla manovra apre alla possibilità di abbattimenti di fauna selvatica – e quindi di cinghiali – per motivi di sicurezza stradale anche nelle aree protette e nelle città. Favorevoli le associazioni di agricoltori e allevatori, contrari ambientalisti e animalisti

Image by Annette Meyer from Pixabay

di Isabella Ceccarini

La presenza di cinghiali nelle città è un problema di sanità pubblica e di incolumità dei cittadini: è opportuno ricordare che gli animali, specie in presenza dei cuccioli, diventano molto aggressivi.

La causa prima della loro presenza è da ricercarsi nell’abbondanza di rifiuti alimentari che non vengono raccolti e nella mancanza di predatori naturali.

Cinghiali, una calamità per agricoltori e allevatori

La proliferazione incontrollata dei cinghiali rappresenta anche una vera e propria calamità per agricoltori e allevatori, come da tempo sottolineano le associazioni di categoria.

L’emendamento che apre alla possibilità di abbattimenti di fauna selvatica per motivi di sicurezza stradale anche nelle aree protette e nelle città sta già sollevando molte polemiche da parte di ambientalisti e animalisti.

Confagricoltura è favorevole all’introduzione di misure di contenimento della presenza di cinghiali: «La decisione del Governo di procedere con un programma di abbattimenti la cui realizzazione sarà competenza del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, risponde alle richieste della Confederazione di porre un freno alla diffusione della specie selvatica», come pure all’analisi igienico-sanitaria degli esemplari abbattuti.

Se i cinghiali saranno ritenuti sicuri, saranno destinati al consumo alimentare.

Leggi anche Allarme tra gli allevatori italiani per la peste suina africana

La diffusione della peste suina africana

È noto infatti che i cinghiali sono il principale veicolo di diffusione della peste suina africana (PSA), una malattia virale che colpisce suini e cinghiali, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, ma fortunatamente non è trasmissibile agli esseri umani.

Poiché non esiste un vaccino, la PSA ha gravi ripercussioni socio-economiche sui paesi colpiti.

Mettere sotto controllo la proliferazione dei cinghiali frenerà anche la diffusione della PSA che ha ridotto, e talora impedito, l’esportazione di prodotti italiani derivati da carni suine.

Confagricoltura apprezza anche «la visione di lunga durata che ha l’emendamento con la previsione di un Piano straordinario quinquennale di gestione e contenimento della fauna selvatica».

Confagricoltura quantifica il danno per il comparto suinicolo: «Il settore in Italia conta quasi 9 milioni di capi, allevati in oltre 30mila allevamenti. Con un export di 1,5 miliardi di euro nel 2021, il volume di affari totale (produzione degli allevamenti e fatturato dell’industria di trasformazione) sfiora gli 11 miliardi.

Complessivamente, la produzione suinicola ed il fatturato dell’industria dei salumi incidono per poco più del 5% sul totale della produzione agricola nazionale e sul fatturato dell’intera industria agroalimentare italiana».

Leggi anche Peste suina africana, snellite le indicazioni sulla biosicurezza

Aumentano gli incidenti stradali

I branchi di cinghiali, sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, «si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute.

È necessario intervenire urgentemente per il loro contenimento per difendere la sicurezza delle persone e le produzioni agricole».

I cittadini sono preoccupati dalla presenza dei cinghiali? La maggioranza degli italiani (69%) ritiene che i cinghiali siano troppo numerosi, il 58% li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, il 75% un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale, l’81% è favorevole a ricorrere agli abbattimenti fatti da personale specializzato (dati Coldiretti/Ixè).

Coldiretti sottolinea anche il pericolo incidenti sulle strade: solo nell’ultimo anno ci sono stati 13 vittime e 261 feriti gravi.

Non si tratta di attività venatoria

Il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste, Francesco Lollobrigida, tiene a precisare che «non si tratta di attività venatoria ma si potrà affrontare il problema per contrastare alcune patologie che mettono a rischio la vita di centinaia di migliaia di animali.

La selezione di animali serve a tutelare tutti. Ogni volta che la peste suina arriva vicino a un allevamento sono migliaia gli animali che rischiano di essere macellati immediatamente.

In questa legge finanziaria c’è una soluzione a salvaguardia della sanità pubblica e dell’interesse economico di coltivatori, allevatori e cittadini.

Spendiamo cifre enormi solo per gli incidenti stradali causati dagli ungulati e gli agricoltori smettono di produrre perché i vengono devastati da un numero improprio di animali».

Leggi anche Peste suina africana, scatta il Piano di prevenzione

I punti critici secondo Legambiente

Su posizioni opposte il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, fermamente contrario a quella che definisce una “deregulation venatoria” che «si basa sul pretesto del controllo faunistico ma non ha nulla a che vedere con una seria gestione del tema.

Si tratta di un provvedimento dannoso, inapplicabile e in contrasto con la Direttiva Comunitaria Habitat, con la Strategia UE sulla tutela della biodiversità e con gli orientamenti emersi dalla recente COP 15 di Montreal-Kunming».

Legambiente evidenzia tre punti critici. Primo, la risoluzione del problema viene affidata a chi il problema l’ha creato, cioè cacciatori e armieri, lasciando spazio a forte insicurezza e allarme sociale; secondo, «le aree protette diventano luoghi di mattanza e si esclude ISPRA da un percorso autorizzatorio che dovrebbe invece essere improntato sull’evidenza scientifica nella risoluzione dei problemi»; terzo, «aprire la caccia in qualsiasi periodo dell’anno e a qualsiasi specie viola non solo le norme nazionali, ma anche costituzionali (in particolare l’art. 9 della Costituzione, recentemente modificato in chiave di tutela degli ecosistemi e della biodiversità, anche nell’interesse delle future generazioni).

A ciò si sommano le violazioni delle direttive UE che apriranno la strada a contenziosi e a procedure di infrazione per violazione del diritto comunitario».

Leggi anche Peste suina africana, Fondo a sostegno degli allevatori

L’opposizione di Europa Verde

Infine, Ciafani rileva che «a pochi giorni dallo storico accordo della COP15 sui temi della tutela della biodiversità e in un quadro di assoluta confusione, pochi interessi di parte di lobby ristrette vengono anteposti a quelli della collettività e del bene comune. Ci appelleremo in tutte le sedi competenti per bloccare un provvedimento ingiusto, irrazionale e del tutto anacronistico».

Gli fa eco Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde: «La norma non riguarda solo i cinghiali, consentirà l’abbattimento di specie protette dall’UE, come lupi, orsi, volpi e altro in totale violazione della direttiva Habitat e dell’art.9 della costituzione.

Hanno deciso l’abbattimento di animali protetti in aree vietate alla caccia per fare un favore alla lobby venatoria e delle armi.

Daremo battaglia in Parlamento ma il nostro esposto all’Unione Europea è già pronto perché siamo convinti che l’Italia sarà messa in mora con l’avvio di una procedura d’infrazione contro il governo italiano».