(Rinnovabili.it) – Perdere più di 5 anni di vita per colpa del riscaldamento domestico. Succede in Cina, e più precisamente nel Nord della Cina, appena sorpassato il fiume Huai, uno dei maggiori corsi d’acqua che attraversa le regioni dello Henan. Un gruppo di ricercatori internazionali ha scoperto che il fiume costituisce un’importante linea di demarcazione in termini di salute per la popolazione cinese. Al nord del corso d’acqua infatti una politica governativa del 1950 ha favorito l’uso massiccio di stufe a carbone, grazie alla fornitura gratuita del carburante come misura per sopportare e sopravvivere alla rigidità degli inveri.
Eppure è proprio questa scelta, operata da una Pechino di oltre 60 anni fa, ad aver determinato condizioni di vita profondamente differenti. In base allo studio Evidence on the impact of sustained exposure to air pollution on life expectancy from China’s Huai River policy, redatto da un team di scienziati cinesi, statunitensi ed israeliani, gli oltre 500 milioni di persone che abitano a nord del fiume potrebbero avere un’aspettativa di vita media ridotta di ben 5,5 anni per colpa dei danni provocati dalla combustione del carbone. Il risultato arriva dall’analisi dei dati sulla qualità dell’aria in 90 città cinesi tra il 1981 e 2000 e quelli sulla mortalità a partire dagli anni 90. “Sono rimasto sorpreso dall’ampia portata dell’effetto”, commenta l’economista del MIT Michael Greenstone, co-autore dello studio con Yuyu Chen, Avraham Ebenstein e Hongbin Li. I ricercatori sanno da tempo che le polveri sottili, rilasciate quando il carbone viene bruciato, possono avere effetti negativi sulla salute. Ma è sempre stato difficile misurare gli effetti esatti dell’inquinamento da polveri. O almeno, lo è stato fino ad ora.
Greenstone e colleghi hanno scoperto che le concentrazioni di particelle in sospensione “totali” risultano essere superiori del 55 per cento a nord rispetto al sud, proprio a causa della combustione del carbone pesante favorita dal Governo Cinese. “La scelta politica di fornire riscaldamento gratuito era ovviamente supportata da buone intenzioni“, spiega Greenstone. “Ma ha avuto grandi conseguenze non prevedibili”. Gli autori sono stati anche in grado di ottenere una stima più precisa degli impatti delle polveri sottili: un “extra” di 100 microgrammi per metro cubo sul “totale delle particelle in sospensione” è associato con una diminuzione della vita media di circa tre anni. (Nel 2001, i livelli di particolato in tutta la Cina sono stati circa 400 g/m3.)
“Questi risultati – conclude il ricercatore – aiutano a rivelare che possono esistere immediate ragioni locali, per la Cina e per gli altri Paesi in via di sviluppo, per fare meno affidamento sui combustibili fossili. Il Pianeta non ha intenzione di risolvere il problema dei gas serra senza la partecipazione attiva della Cina. Questo potrebbe dare loro un motivo per agire oggi”.