(Rinnovabili.it) – Le leggi cinesi sono troppo morbide per tagliare seriamente l’inquinamento. Ben 191 mila aziende sono state scoperte a violare le normative ambientali in Cina lo scorso anno, di cui 20 mila sono state chiuse e 34 mila costrette a sospendere le operazioni fino a quando non si fossero messe in regola. Sono arrivate anche le multe: 87,32 milioni di dollari nel 2015.
Eppure, tutto questo non ha scalfito la propensione all’illegalità delle grandi aziende inquinanti nel Paese. Esasperato, il ministro dell’Ambiente Chen Jining ha chiesto al governo più poteri per organizzare la repressione dei colossi industriali. Questi ultimi, infatti, possono contare anche sull’appoggio dei governi locali, che li proteggono dalle indagini che vengono da Pechino. L’inquinamento, in Cina, è anche nelle istituzioni, che soprattutto a livello locale stringono accordi con i potentati industriali. Così, una mano lava l’altra.
Pechino ha identificato lo smog come una priorità assoluta, nel tentativo di riparare il danno provocato all’ambiente e ai cittadini in decenni di crescita sfrenata, ma il ministero della Protezione Ambientale lotta da anni per imporre la propria volontà agli enti locali e alle imprese statali.
All’inizio dello scorso anno, una nuova legge in materia di ambiente era entrata in vigore con l’obiettivo di rafforzare i poteri degli ispettori e aumentare le pene per i trasgressori. La Cina ha anche istituito centinaia di stazioni di monitoraggio ambientale indipendenti a livello nazionale. È stata venduta dal governo come la legge più restrittiva mai varata, il punto di svolta nella politica ambientale della Cina. Ma il Ministro Chen Jining ha confessato adesso che servono ulteriori misure coercitive e deterrenti, dal momento che troppe aziende si comportano ancora illegalmente. Spesso, infatti, conviene pagare le sanzioni e continuare business as usual, ma altrettanto spesso non si arriva nemmeno a quel punto, perché le amministrazioni locali ostacolano gli sforzi di applicazione della normativa. La strada è ancora lunga, dal momento che il Ministro lamenta scarsa cooperazione tra gli stessi dipartimenti governativi.