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Cina: messa al bando plastica monouso non biodegradabile

Nell’ottica di dare un contributo alla lotta contro l’inquinamento nazionale, la provincia cinese dell’isola di Hainan vieterà la produzione, la vendita e l’uso di tutti i prodotti di plastica monouso non biodegradabile entro il 2025

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Hainan utilizza ogni anno circa 120.000 tonnellate di plastica monouso non biodegradabile

 

(Rinnovabili.it) – La provincia cinese dell’isola di Hainan vieterà la produzione, la vendita e l’uso di tutti i prodotti di plastica monouso non biodegradabile entro il 2025 nel tentativo di alleviare l’inquinamento. Stando a quanto riferito dall’ufficio ambientale della provincia e riportato da alcuni media, infatti, Hainan elaborerà un piano con nuovi standard e stabilirà un sistema di monitoraggio e applicazione entro la fine dell’anno. Secondo quanto stimato dal governo, la provincia cinese utilizza ogni anno circa 120.000 tonnellate di materiale plastico che non è biodegradabile, una quantità che va ad aggiungersi all’ondata di rifiuti di plastica che ha investito il paese negli ultimi anni. Hainan è la prima regione cinese a impegnarsi ufficialmente in una sfida ambientale identificata dalle Nazioni Unite tra le più importanti a livello mondiale: l’eliminazione della plastica monouso non biodegradabile. Si inizierà con il divieto di sacchi di plastica non biodegradabili e utensili da cucina entro la fine del 2020, per poi allargare il divieto a tutti i materiali entro il 2025.

 

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L’inquinamento plastico è attualmente uno dei maggiori problemi ambientali della Cina, considerata l’enorme quantità di rifiuti di plastica non trattati, che vengono sepolti nelle discariche o gettati nei fiumi e dispersi nell’ambiente. Il Paese ha già iniziato a incrementare i tassi di riciclo e dichiarato guerra ai rifiuti puntando il più possibile sul riuso dei materiali e una migliore gestione delle risorse. Il governo sta inoltre lavorando a nuove misure volte a limitare l’uso di imballaggi in plastica da parte di corrieri e imprese di consegna di generi alimentari; proprio gli imballaggi sono stati la causa principale della mole di rifiuti di plastica generati in Cina negli ultimi anni.

 

A ciò si aggiunge anche il divieto alle importazioni di rifiuti esteri partito dal 1° gennaio 2018, proprio per riuscire a gestire gli immensi volumi di spazzatura in entrata nel mercato della Repubblica popolare; il divieto è partito con plastica, carta e tessuti, per poi essere allargato anche ai rottami di auto e navi e all’acciaio, ma l’obiettivo del governo è quello di ridurli a zero entro la fine del prossimo anno.