(Rinnovabili.it) – Il nucleare è in crisi. A riferirlo è il World Nuclear Industry Status Report, gruppo di valutazione indipendente sugli sviluppi dell’energia atomica nel mondo. Nella sua relazione 2015, il gruppo di esperti conferma non solo il declino degli investimenti mondiali nel settore (frenati in parte dalle preoccupazioni di una seconda Fukushima), ma anche il deciso sorpasso effettuato dalle energie rinnovabili. Gli autori hanno identificato 391 reattori in funzione in tutto il mondo al 1 ° luglio 2015, in 31 paesi, con una capacità installata di 337 GW: leggermente superiori alle cifre registrate un anno fa (pari a una crescita del 2,2% rispetto lo scorso anno), ma ben al di sotto del record raggiunto nel 2002 per il numero di reattori (438), e nel 2010 la potenza installata (367 GW). Questo calo, dovuto in gran parte alla chiusura prolungata di 40 reattori giapponesi, è ben lungi dall’essere compensato da nuovi impianti.
Nonostante il nucleare abbia alle spalle una storia più consolidata, è stato raggiunto da eolico e il fotovoltaico. Un esempio su tutti: la Repubblica popolare nel 2014 ha speso più di 83 miliardi di dollari in vento e Sole messi assieme a fronte di un investimento di circa 9 miliardi in centrali atomiche: quasi 10 volte tanto. Con l’energia prodotta dalle dighe idroelettriche, la produzione di energia pulita ha già superato quella del nucleare in Cina, India, Giappone, Brasile, Messico, Germania, Paesi Bassi e Spagna. In realtà, quando si guarda l’evoluzione raggiunta nel settore delle green energy l’efficienza energetica e lo stoccaggio di energia solo nel corso degli ultimi cinque anni e poi la si confronta con la mancanza di progressi sostanziali compiuti nel campo dell’energia atomica negli ultimi 30 anni, non ci vuole molto per comprendere perché le fonti verdi stiano avendo la meglio.
Malgrado ciò c’è chi continua dimostra di non volerlo abbandonare: Cina, Regno Unito, Finlandia, Giappone e altri 10 Paesi stanno progettando nuovi reattori anche se la realizzazione procede molto lentamente e la fine dei lavori sembra ben lontana: tre quarti dei cantieri sono in ritardo, ed in particolare alcuni di essi vanno avanti da oltre 30 anni. Un dato su cui sarebbe bene riflettere a lungo.