I crolli del prezzo del petrolio rendono diseconomiche le pratiche di fracking in est Europa, e il colosso americano lascia la zona
(Rinnovabili.it) – L’Europa, vuoi per le decisioni politiche, vuoi per le proteste sociali, vuoi per le difficoltà economiche dovute al crollo del petrolio, sta diventando invivibile per le compagnie di fracking. La notizia che Chevron abbandonerà i suoi progetti di ricerca ed estrazione di shale gas in Polonia sta passando piuttosto in sordina, ma da quelle parti gli attivisti stappano bottiglie da inizio settimana. L’azienda ha dovuto gettare la spugna dopo l’annuncio, dato il 30 gennaio, che i suoi guadagni per il quarto trimestre del 2014 erano scesi di quasi il 30 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2013, toccando i 3.5 miliardi. La società ha dato la colpa alla caduta del prezzo del petrolio.
Tra le compagnie petrolifere internazionali, Chevron è quella che più ha spinto per sfruttare il gas da scisti in Europa orientale. La compagnia ha aperto diversi pozzi esplorativi in Polonia e Romania, firmando accordi anche con Ucraina e Lituania.
Ma, ad un certo punto, ha detto in un comunicato che non avrebbe continuato le operazioni in Polonia «poiché le opportunità in questo territorio non competono più favorevolmente con altre opportunità nel portafoglio globale di Chevron».
Il ritiro del colosso dal Paese riflette le necessità di tutte le compagnie petrolifere di tagliare la spesa dopo il recente calo del 60 per cento dei prezzi del petrolio. Ma gli sforzi in Europa sono stati frustrati anche dalla geologia ostica, senza contare una forte opposizione pubblica per motivi ambientali.
Nel complesso, in Europa, la storia dello shale gas è fallimentare. Resta ancora aperto il capitolo Gran Bretagna, dove il governo del primo ministro David Cameron sta cambiando le leggi più cautelative su pressione delle compagnie di fracking. Ma anche qui, gli sforzi di giungere a sfruttare il gas da scisti hanno incontrato spesso lo scetticismo dei dipartimenti di pianificazione e le proteste delle comunità locali.
Negli altri grandi Paesi non va meglio: la Francia ha opposto ragioni geologiche e mantenuto così un divieto di fracking. La Germania, anch’essa considerata un bacino potenzialmente sfruttabile, non ha ancora accettato di consentire le esplorazioni necessarie a confermare se la geologia è davvero così promettente.