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Chernobyl: la petizione europea della memoria

Nel giorno dell'anniversario dell'incidente nucleare, Legambiente lancia una petizione europea con cui stimolare azioni concrete e attivare interventi mirati di bonifica

(Rinnovabili.it) – Dopo 27 anni dall’incidente nucleare di Chernobyl servono ancora interventi concreti per monitorare la radioattività dell’ambiente e i livelli di contaminazione dell’area. Nel giorno della memoria, Legambiente lancia una petizione europea con cui chiede una ricollocazione residenziale, un monitoraggio ambientale indipendente delle zone radioattive e interventi di bonifica, facendo presente che dopo quasi un trentennio sono ben 5 i milioni di persone che ancora vivono in zone contaminate, tra Russia, Bielorussia e Ucraina, e che si nutrono di cibi e acqua radioattivi. Una situazione che il Vice Presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ritiene inaccettabile:

 

“Serve una seria presa di coscienza della situazione e doverosi interventi per ridurre i rischi e gli effetti della contaminazione, e l’insopportabile pericolo dell’oblio – ha commentato Ciafani – senza interventi tempestivi, tutte le persone che vivono nelle terre contaminate sono destinate a morire”.

 

Di qui l’appello alla comunità internazionale di intervenire subito con programmi e progetti che possano studiare l’evoluzione della contaminazione radioattiva per attivare interventi specifici e mirati di bonifica. La petizione è stata sottoscritta da numerosi firmatari, tra i quali Luigi Ciotti (Presidente nazionale di Libera), Vittorio Cogliati Dezza (Presidente nazionale di Legambiente), Daniel Cohn-Bendit (Co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo), Monica Frassoni (Co-presidente del Partito verde europeo), Giusi Nicolini (Sindaco di Lampedusa e Linosa), Giuseppe Onufrio (Direttore di Greenpeace Italia), Gino Strada (Fondatore di Emergency), Nicola Zingaretti (Presidente della Regione Lazio) e Roberto Saviano, e punta l’accento anche sui rischi di carattere sanitario con cui la popolazione residente sta facendo i conti. Come denunciato dal Coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, Angelo Gentili, se da una parte le istituzioni locali minimizzano le conseguenze ambientali del disastro nucleare, dall’altra è in atto un ripopolamento e la ripresa di certe attività, come la coltivazione dei campi e l’allevamento di bestiame, proprio nelle zone contaminate, con una successiva esportazione incontrollata nei mercati europei.

 

“Per questo Legambiente – ha spiegato Gentili – continua a portare avanti il Progetto Rugiada di solidarietà nei confronti dei bambini di Chernobyl che vengono ospitati in un centro situato in area non contaminata, e monitorati dal punto di vista medico per prevenire e curare le eventuali patologie in atto”.

 

Nella petizione lanciata oggi, Legambiente chiede anche lo stop alla costruzione di una nuova centrale nucleare nel Nord della Bielorussia.