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Cetacei e orsi polari, l’Onu alza i target di protezione

Cetacei e orsi polari, l'Onu alza i target di protezione

 

(Rinnovabili.it) – Stop alla cattura di orche e delfini e al loro sfruttamento negli spettacoli; avanti tutta con una nuova lista di animali da includere nell’elenco delle specie da proteggere, tra cui l’orso polare, diversi squali e razze. Questo quanto emerso da quella che è già stata ribattezzata da molti come la COP degli squali, ovvero l’11esima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Conservazione delle Specie Migratrici. Il vertice si è chiuso solo qualche giorno fa a Quito, in Ecuador, dopo una settimana di intensi negoziati. L’obiettivo della COP era quello rafforzare le azioni di conservazione a vantaggio delle specie migratrici di tutto il mondo e per la prima volta l’evento ha attirato un record di presenze: oltre 900 delegati provenienti dai 120 Paesi della Convenzione e da ONG, mondo dei media e della scienza. “La Conferenza di Quito ha generato un livello d’attenzione per la Convenzione senza precedenti”, ha spiegato Bradnee Chambers, segretario esecutivo della CMS . “Come mai prima nei 35 anni di storia del trattato, gli animali migratori sono finiti sotto l’attenzione mondiale un gran numero di questioni urgenti tipiche del nostro tempo. Dall’inquinamento della plastica nei nostri oceani, agli effetti dei cambiamenti climatici, dal bracconaggio e dallo sfruttamento eccessivo, alle minacce alla fauna selvatica:  problemi che finiranno per riguardarci tutti da vicino”.

 

La risoluzione approvata durante il meeting ONU è crucciale da molti punti di vista, primo fra tutti quello di aver finalmente imposto un divieto alla cattura e il commercio dei cetacei per la cattività.

Tra gli elementi cardine del documento finale della COP11 fanno capolino: il riconoscimento delle influenze esercitate dal climate change sull’orso polare e delle minacce derivanti dalle navigazioni ed esplorazione di petrolio nell’Artico; l’adozione da parte delle Parti delle linee guida globali per prevenire il rischio di avvelenamento degli uccelli migratori e l’eliminazione graduale delle munizioni al piombo; l’avvio di una cooperazione regionale per migliorare la protezione degli animali dalla pesca di frodo e dal bracconaggio; lo studio, per la prima volta, della minaccia rappresentata dall’istallazione selvaggia delle tecnologie rinnovabili nei confronti di uccelli, pipistrelli, e cetacei e l’adozione di linee guida su come turbine eoliche, pannelli solari, dighe e altre forme di sviluppo dell’energia pulita possano essere implementate in modo rispettoso per la fauna selvatica.

 

Ovviamente è presto per esultare dal momento che il Piano strategico concordato a Quito dovrà essere definito nei sui dettagli di attuazione solo nella prossima COP12, anno 2017; solo allora i 120 Paesi membri dovranno modificare la loro legislazione interna per recepire le nuove indicazioniInoltre dalla Convenzione rimangono fuori grandi potenze come USA, Cina, Russia, Giappone e Brasile, al momento ben lungi dall’essere minimamente intenzionati a ratificare simili impegni.

 

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