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Le centrali energetiche producono troppa CO2: a rischio gli obiettivi climatici

La stima sulle emissioni degli impianti energetici esistenti e di quelli in costruzione: entro il 2050 verranno prodotte 846 gigatoni di diossido di carbonio

centrali energeticheLe centrali energetiche cinesi sono le maggiori responsabili delle emissioni (41% del totale) seguite da quelle USA (9%) e dell’Ue (7%)

 

(Rinnovabili.it) – Le emissioni causate dalle centrali energetiche attualmente attive e quelle previste per gli impianti ancora da costruire sono superiori al monte totale di CO2 ammissibile per rimanere entro gli 1,5°C di riscaldamento globale, come previsto dall’Accordo di Parigi: la stima arriva da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature.

 

La ricerca ha messo insieme studiosi della Tsinghua University in Cina, dell’Università della California e della Carnegie Institution for Science and Global Energy Monitor di Washington: combinando i dati sulle emissioni delle centrali energetiche già attive (alimentate a carbone, gas naturale o idrocarburi fossili), la durata media di utilizzo e le date di dismissione già programmate, i ricercatori sono riusciti a stimare l’emissione di 658 gigatoni di CO2 entro il 2050 (con un range variabile tra i 226 e i 1.479 gigatoni a seconda delle variabili di utilizzo degli impianti).

 

A queste andrebbero aggiunte le emissioni di gas serra che verranno prodotte dagli impianti ancora in costruzione: lo studio registra a fine 2018, progetti già autorizzati per la realizzazione di strutture energetiche alimentate a carbone per un totale di 579GW di capacità, 583GW per le centrali a gas naturale e 40GW per quelle a petrolio. Se portati a completamento, i nuovi impianti dovrebbero produrre 188 gigatoni di CO2 entro metà secolo, portando il conto complessivo a 846 gigatoni.

 

Considerando che gli Accordi di Parigi prevedevano un monte massimo di emissioni tra 420 e 580 gigatoni di CO2 per avere il 50-60% di possibilità di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C risulta evidente quanto sia incompatibile l’attuale sistema di approvvigionamento energetico.

 

Anche nel caso in cui si dovesse puntare a rimanere al di sotto dei 2°C di riscaldamento globale, la quantità di emissioni prodotta dalle centrali energetiche sarebbe equivalente ai 2/3 del totale previsto dagli Accordi di Parigi (846 gigatoni sui 1.170-1.500 stimati al termine della Cop21), lasciando poco margine per il raggiungimento dell’obiettivo.

 

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La produzione elettrica resta la maggiore responsabile di emissioni nel settore energetico con le infrastrutture costruite in Cina, Stati Uniti e Unione europea a rappresentare rispettivamente circa il 41%, il 9% e il 7% della CO2 totale immessa nell’atmosfera.

 

Gli autori della ricerca suggeriscono alcune contromisure per limitare la produzione di gas serra delle centrali energetiche come l’accorciamento della vita media degli impianti (che dovrebbe essere ridotta a meno di 25 anni d’età) o la limitazione della capacità (che dovrebbe essere abbassata a meno del 30% rispetto ai valori attuali): “Le nostre stime suggeriscono che sia necessario progettare strutture a zero o bassissime emissioni – scrivono gli esperti su Nature – Inoltre potrebbe essere utile anche la dismissione anzitempo di alcune infrastrutture (o la loro conversione con tecnologie di cattura e stoccaggio di carbonio) così da restare in linea con gli obiettivi climatici degli Accordi di Parigi”.

 

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