Il Worldwatch Institute pubblica un rapporto sul Carbon Capture and Storage (CCS) in cui, oltre allo stato dell’arte attuale, si discute su quale futuro aspettarsi
(Rinnovabili.it) – La cattura e lo stoccaggio del carbonio sembrano essere arrivati a un punto di arresto. Secondo un rapporto appena pubblicato dal Worldwatch Institute, nel 2011 i finanziamenti destinati a questa tecnologia sarebbero rimasti invariati rispetto all’anno precedente: 23,5 miliardi di dollari. Nonostante siano stati avviati ben 75 progetti in 17 Paesi del mondo, infatti, solo 8 sono quelli realmente operativi e tutti completati nel 2009. Due anni di stallo, dunque, per questa tecnologia capace di ridurre le emissioni di ossido di carbonio in atmosfera, un settore che, secondo l’autore del rapporto, Matthew Lucky, per poter offrire alla comunità mondiale un effettivo e serio contributo ha oggi bisogno di investimenti su larga scala.
Tra i principali finanziatori del CCS figurano gli Stati Uniti, seguiti dall’Unione Europea e dal Canada; la capacità di stoccaggio di tutti gli impianti attivi raggiunge a malapena lo 0,5%, un dato che, per rendere il CCS uno strumento indispensabile nella lotta alle emissioni, dovrà crescere di molto. Stando a quanto spiegato nel rapporto, le prospettive di sviluppo futuro del CCS saranno probabilmente influenzate da una serie di fattori, quali ad esempio alcune imposizioni normative che impongono ai produttori di energia limitazioni alle emissioni di CO2 delle centrali elettriche. Dall’alltro canto, lascia ben sperare il fatto che di questa tecnologia se ne sia discusso durante i negoziati internazionali sul clima e che, lentamente, si stia sviluppando un quadro normativo di riferimento a livello globale.