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Cattura della CO2: la tecnologia DAC funziona, ma conviene?

Una società canadese affiliata ad Harvard sta producendo un carburante liquido a partire dall'anidride carbonica strappata all'atmosfera

cattura della co2

 

Si abbassanno i costi della tecnologia di cattura della CO2 atmosferica

(Rinnovabili.it) – Ridurre la concertazione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre è una delle preoccupazioni più urgenti che il Pianeta si trova ad affrontare in questi anni. Gli impegni a lungo termine, come quelli proposti nell’Accordo sul clima di Parigi, rappresentano uno strumento, necessario ma faticoso, per combattere il riscaldamento globale e i gas serra.

Poi, ci sono le scorciatoie, i cosiddetti piani B: soluzioni pensate appositamente per agire sull’elemento di disturbo anziché sulla sua causa. Una di queste è la tecnologia Direct Air Capture (DAC) per la cattura della CO2 diretta, su cui si discute ormai da decenni. Fino a poco tempo fa questi sistemi erano considerati troppo costosi per essere realizzati. Ma la società canadese Carbon Engineering, dopo aver gestito per tre anni un impianto DAC pilota, ha mostrato come i costi siano molto più bassi di quanto pensato. La struttura non si limita a rimuovere il biossido di carbonio dall’aria ma sta anche producendo un combustibile liquido.

 

“Questo non salverà il mondo dagli impatti dei cambiamenti climatici, ma rappresenterà un grande passo nel percorso verso un’economia a basse emissioni di carbonio”, ha spiegato David Keith, professore di fisica applicata ad Harvard e fondatore della società. Tradizionalmente la realizzazione di questi sistemi aveva un costo stimato tra i 500 e 1.000 dollari per tonnellata di CO2 rimossa, ma in un nuovo documento di ricerca, il team canadese mostra il processo potrebbe essere ottenuto anche a soli 94 dollari per tonnellata.

“Alla Carbon Engineering abbiamo lavorato sulla cattura della CO2 atmosferica diretta dal 2009, gestendo il nostro impianto pilota dal 2015, e ora disponiamo dei dati e dell’ingegneria per dimostrare che la tecnologia DAC può ottenere costi inferiori a 100 dollari per tonnellata”, ha aggiunto Keith.

 

L’impianto pilota è costituito da una torre di raffreddamento industriale, rimodellata per estrarre CO2 dall’aria: la struttura utilizza una soluzione di idrossido liquido per catturare la CO2 e convertirla in un carbonato. Questo viene quindi trasformato in pellet, che a loro volta vengono riscaldati in un forno industriale per produrre anidride carbonica pura in forma gassosa. L’azienda ha sviluppato un processo che chiama Air To Fuels, che mescola la CO2 pura con idrogeno prodotto dall’elettrolisi dell’acqua, per ottenere idrocarburi liquidi.

Il combustibile sintetico risultante può essere miscelato o utilizzato da solo e quando viene bruciato, emette la stessa quantità di CO2 impiegata per produrlo, senza dunque cambiare il bilancio emissivo. A patto ovviamente che l’energia impiegata per l’elettrolisi dell’acqua e il riscaldamento del gas sia tutta di origine rinnovabile (l’impianto pilota della società utilizza energia idroelettrica).

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.