(Rinnovabili.it) – «Caro Antonio, avrai ricevuto la lettera del ministro dell’Ambiente danese, indirizzata ad entrambi, riguardante la necessità di implementare gli standard Euro 6 per le auto e contemporaneamente affrontare la significativa discrepanza tra le emissioni certificate e quelle attualmente rilevate su strada».
Questo è l’incipit di una lettera inviata il 12 febbraio 2013 dall’ex commissario europeo all’Ambiente, Janez Potočnick, all’allora commissario responsabile della Politica industriale, Antonio Tajani, oggi vice presidente del Parlamento europeo. L’ha ottenuta e pubblicata ieri il Financial Times, accendendo un faro imbarazzante su due uomini chiave della politica comunitaria in quel periodo e certificando quanto segue: se anche in Europa le case automobilistiche hanno potuto truccare indisturbate i test delle emissioni, è perché le istituzioni preposte hanno volutamente lasciato correre. Lo scoop del quotidiano londinese ha permesso di fare nomi e cognomi, dimostrando il coinvolgimento diretto dei più alti livelli della Commissione europea.
Potočnick ammette di trovarsi spesso «in una posizione scomoda» quando deve negare «la supposta mancanza di intervento della Commissione e gli stati membri nell’affrontare il palese fallimento» nel garantire il rispetto dei limiti per l’inquinamento. Così, nella lettera esorta il «caro Antonio» a prendere rapidamente «misure correttive», ordinando il ritiro delle autorizzazioni di conformità agli standard di emissioni rilasciate ai produttori.
Tajani, che ha lasciato la carica di commissario alla Politica industriale lo scorso anno, si è difeso: «Non mi sono astenuto dal far sì che la questione delle emissioni fosse trattata e seguita in modo appropriato, in stretta cooperazione con il mio collega, il commissario Potočnick, e i rispettivi servizi».
La risposta dell’attuale vice presidente del Parlamento europeo, ribadisce però che la Commissione punterà sulla lenta e annacquata riforma del sistema, che dovrebbe entrare in vigore nel 2017. Un orizzonte che lo stesso ministro dell’Ambiente danese, Ida Auken, giudicava inaccettabile in una sua missiva a Potočnick.
La differenza fra test in laboratorio ed emissioni su strada era già stata evidenziata nel 2011 dal Joint Research Center della Commissione europea.
Bruxelles è stata oggetto di forti critiche per aver ceduto alle pressioni di lobby delle case automobilistiche (e dei governi) per indebolire e ritardare l’entrata in vigore del nuovo sistema di prove su strada che potrebbe impedire il verificarsi di altri dieselgate.