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Meno carne rossa per un Pianeta più green

Consumare individualmente meno carne potrebbe aiutare il pianeta a ridurre l'impatto inquinante degli allevamenti abbassando il rilascio di gas serra

carne rossa(Rinnovabili.it) – Affrontare il cambiamento climatico riducendo il quantitativo di carne rossa consumata individualmente. Questo il consiglio di un team di scienziati secondo i quali sarebbe bene non consumare più di 2 porzioni alla settimana di carne e non più di 7 di pollame riducendo così il quantitativo di emissioni inquinanti.

 

Per assicurare al pianeta un futuro in salute una delle azioni da intraprendere al più presto è la riduzione del consumo individuale di carne in modo da garantire cibo ad una fetta maggiore di popolazione. Le squadre delle Università di Cambridge e Aberdeen hanno redatto un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, affermando che se le tendenze attuali dovessero continuare le emissioni rilasciate dal settore della produzione alimentare potrebbero aumentare dell’80 per cento, mettendo gli obiettivi globali per la limitazione dei gas serra totale (GHG) in grave pericolo.

 

Ma il mondo sta andando nella direzione opposta, la popolazione in costante aumento e le diete a base di proteine animali aumentano il bisogno di terreni per gli allevamenti e per le coltivazioni, portando così ad un aumento delle emissioni di carbonio dovute alla deforestazione, così come alla perdita di biodiversità e con il conseguente aumento dei livelli di metano determinati  dalla crescita del bestiame. Se l’andamento non dovesse cambiare, fanno sapere gli esperti, entro il 2050 i terreni agricoli cresceranno del 42% e l’impiego di fertilizzanti del 45% rispetto al 2009 con che vanno a sommarsi alla perdita del 10% delle foreste tropicali vergini.

 

“Ci sono leggi fondamentali di biofisica che non possiamo eludere”, ha detto il ricercatore Bojana Bajzelj del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Cambridge ricordando che più carne si consuma più crescono gli allevamenti e più ci sarà bisogno di terreni per la produzione di mangimi vegetali per l’alimentazione animale, rendendo il settore gradualmente sempre meno efficiente e portando all’aumento del rilascio di gas ad effetto serra. Il rapporto rileva inoltre che aiutare gli agricoltori nei paesi in via di sviluppo a raggiungere i migliori rendimenti possibili dalla loro terra potrebbe migliorare la situazione, anche se i guadagni più grandi potrebbero essere realizzati nel caso in cui la popolazione mondiale fermasse  lo spreco di cibo e la gente adottasse diete più sane che non prevedano un consumo eccessivo di zuccheri, grassi e prodotti a base di carne. Lo studio rileva che questi tre elementi combinati possono portare al dimezzamento dei livelli di gas serra agricola quasi dimezzati rispetto al livello del 2009.

“Se non intraprendiamo alcuni seri cambiamenti nelle tendenze di consumo alimentare, dovremmo completamente de-carbonizzare i settori energetico e industriale per rientrare nei bilanci di emissioni evitando così pericolosi cambiamenti climatici” ha detto il co-autore del rapporto, il professor Pete Smith dell’Università di Aberdeen.