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Carbosulcis, accordo su nuovo piano per il CCS

(Rinnovabili.it) – La Carbosulcis non chiuderà il 31 dicembre. Questo quanto emerge dall’incontro svolto venerdì al Ministero dello Sviluppo Economico tra Governo, Regione e Provincia organizzato per discutere del destino della miniera da dove i lavoratori sardi da una settimana portano avanti la loro protesta. Durante il confronto, al quale hanno preso parte, oltre al ministro Passera, il Sottosegretario Claudio De Vincenti, il Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci e il Presidente della Provincia Carbonia Iglesias Salvatore Cherchi, é stato raggiunto un accordo per riaggiornare il progetto di carbone pulito proposto per il sito, con il preciso intento di renderlo compatibile con le migliori tecnologie ed economicamente sostenibile.

AMBIENTE CONTRO OCCUPAZIONE? Il problema per la miniera di carbone, l’ultima rimasta sul territorio nazionale, è l’aver dato vita ad un aut aut apparentemente inconciliabile. Da una parte la questione sociale: i lavoratori, 1500 operai, perderebbero il lavoro se la Carbonsulcis chiudesse, e sarebbero costretti a fare i conti con una realtà, quella della provincia di Carbonia, dove la disoccupazione è già al 33%. Dall’altra il fattore ambientale che condanna il carbone della Sulcis, il cui alto tenore di zolfo la – il 6,06% contro il limite nazionale dell’1% – produce durante la combustione percentuali preoccupanti di anidride solforosa e anidride solforica. E infine c’è la questione economica. La composizione di questo carbone, sub-bituminoso a lunga fiamma, rende necessarie tecnologie per assicurare elevati rendimenti e basse emissioni, penalizzando di conseguenza il prodotto sul mercato.

RAGGIUNTO ACCORDO PER CCS Si è provato a disegnare la soluzione al triplice problema nell’incontro di venerdì durante il quale si è deciso anche di proporre al Parlamento la proroga della scadenza prevista dalla L. 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione. “La filosofia e la missione del piano vengono confermate e rinforzate – ha dichiarato il presidente della Regione Cappellacci. – L’obiettivo é quello di concordare le modifiche al fine di dare gambe veloci a un piano tecnologicamente avanzato, idoneo non solo a garantire il quadro esistente, ma anche a dotare l’economia nazionale di uno strumento che renda il Paese all’avanguardia nel campo del carbone pulito e in grado di perseguire gli obiettivi europei in materia di emissioni di anidride carbonica”. Un punto che trova l’appoggio anche della Commissione europea. Il vice commissario Tajani ha incontro il Governatore della Sardegna per discutere dell’iter istruttorio riguardante il progetto integrato miniera – centrale – cattura e stoccaggio della CO2, denominato CCS Sulcis, nonché le ulteriori opportunità per la Sardegna di utilizzo di fondi regionali europei per promuovere tecnologie sostenibili per l’energia ed il “carbone pulito”.

VERSO LA FINE DELLA PROTESTA Le nuove possibilità per il futuro di Nuraxi Figus sembrano aver rasserenato gli animi, convincendo i rappresentanti sindacali a convocare per oggi un’assemblea generale nella quale verrà deciso lo stop al presidio e all’occupazione dei pozzi nel sottosuolo. Non mancano ovviamente le critiche di quanti sottolineano l’inapplicabilità del progetto di CCS. Secondo il WWF “il Sulcis può divenire un vero e proprio laboratorio per evitare la sofferenza sociale e favorire il passaggio dell’occupazione dal fossile alla nuova economia; vanno escluse le soluzioni tampone che non hanno futuro. La cattura e stoccaggio del carbonio è inapplicabile come soluzione, visti i costi e la sperimentazione fallimentare a livello mondiale ed è irresponsabile da parte della politica spacciarla ora come una soluzione possibile”.

“Occorre però – continua l’associazione ambientalista – che Governo e Regione Sardegna abbiano un’idea chiara sulle prospettive industriali ed energetiche future del Paese e dell’isola, e che alle idee si accompagnino strategie e piani di azione concreti che attenuino il più possibile i disagi sociali”.

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