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Carbone: anche in Cina scoppia la protesta

Carbone anche in Cina scoppia la protesta

 

(Rinnovabili.it) – Centinaia di abitanti di Heyuan, nella Cina meridionale, hanno protestato ieri contro l’ampliamento di una centrale a carbone. Lo hanno rivelato inaspettatamente i media di Stato. Secondo i dimostranti, il numero delle persone scese in strada è di oltre 10 mila unità. È l’ultimo segno di malcontento del pubblico per l’inquinamento, che arriva proprio a ridosso di un rapporto preoccupante diffuso dagli esperti governativi la scorsa settimana. Nel dossier, i tecnici avvertivano il governo, e in particolare il Ministero della Protezione ambientale, che il Paese rischia il conflitto sociale se non mette mano in fretta e con decisione al tema dello smog e dell’inquinamento in generale.

 

I residenti di Heyuan si erano lamentati dello smog da quando la centrale a carbone è entrata in funzione nel 2008, ma l’amministrazione ha recentemente approvato un piano di ampliamento dell’impianto. Dopo aver raccolto senza alcun esito oltre 10 mila firme contro il progetto, i cittadini sono scesi in piazza per dimostrare il proprio scontento e la preoccupazione per la salute.

«C’è stata un forte afflusso di polizia – riporta Xinhua – anche se non si hanno notizie di violenze da quando la protesta è iniziata».

Il governo è consapevole di aver tirato troppo la corda con il suo piano di crescita ad ogni costo. Oggi il suo popolo vive in condizioni di inquinamento fuori da ogni scala di valori, e la rabbia sta montando. La Cina sta cercando di tagliare le emissioni di carbonio, e ha anche minacciato di chiudere migliaia di imprese in caso di mancato rispetto degli standard più severi sul consumo energetico.

 

Ma il dragone si è svegliato tardi: la coltre di smog e il degrado ambientale che attanagliano molte città hanno ormai diffuso il malcontento nella popolazione sempre più istruita e benestante. Secondo i dati ufficiali, solo 8 delle 74 città monitorate dal Ministero della Protezione ambientale lo scorso anno raggiungono gli standard di qualità dell’aria fissati dal governo, e fino al 2030 la situazione non migliorerà significativamente. Sono proliferati negli ultimi tempi i rapporti riguardanti «incidenti di massa», un eufemismo con cui i media solitamente descrivono – le rare volte che lo fanno – le proteste di piazza. Un mix esplosivo di corruzione, inquinamento e sottrazione delle terre ai cittadini con l’inganno sta facendo montare un’isteria popolare, le cui conseguenze possono rivelarsi sorprendenti per un Paese sempre tacitato dal dominio pervasivo del partito unico.

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