Raro avvistamento di capodogli nella regione artica
(Rinnovabili.it) – Cosa ci fanno due capodogli nelle gelide acque dell’artico canadese? Se lo sono chiesti il biologo marino Brandon Laforest e guida Titus Allooloo, quando alla fine di settembre 2018 hanno avvistato fuori Pond Inlet i due grandi odontoceti. Un evento raro ma non isolato dal momento che già nel 2014 si era verificato un primo quanto incredibile avvistamento. Incredibile perché, nonostante siano diverse le specie di balene che prosperano tutto l’anno nell’Artico – tra cui il beluga e il narvalo -, la fisiologia del capodoglio gli rende impossibile la navigazione in acque ghiacciate. Per gli esperti si tratta dell’ulteriore dimostrazione pratica di un ecosistema in rapida evoluzione, in cui il progressivo riscaldamento delle acque sta cambiando il raggio d’azione degli animali marini.
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Lanforest è convinto che le due balene siano ritornate indietro, in mari più caldi, ma la loro presenza indica che l’habitat vicino a Pond Inlet e altre comunità artiche sta diventando “più aperto, per queste specie, ai fini di accesso al cibo”. Il che può rappresentare una buona notizia per i capodogli, ma una pessima per le altre specie artiche “che tradizionalmente vivono senza molta competizione nell’area, essendosi adattate a vivere in un ambiente relativamente duro”.
Gli scienziati sono preoccupati anche per il destino degli stessi capodogli che, spinti fin lì da acque più calde, potrebbero rimanere intrappolati con l’avvicinarsi dell’inverno. “Le balene inesperte che sfruttano un habitat settentrionale potrebbero non sapere andarsene velocemente prima che si formi il ghiaccio marino”, ha detto Laforest alla CBC. A complicare il tutto è l’ambiente stesso: la vasta area delle acque artiche, stimata dai ricercatori canadesi di circa 5,5 milioni di chilometri quadrati, rende difficile per gli scienziati monitorare efficacemente i cambiamenti nell’ecosistema, compreso l’arrivo di specie precedentemente non segnalate.
Quello che è certo è che l’ambiente si sta progressivamente scaldando, attirando nuovi interessi commerciali nella regione, a partire da quelli legati alla pesca. Un recente studio dell’Università di Princeton ha anche rilevato che mari e oceani si stanno scaldando più rapidamente del previsto. Grazie ad un nuovo metodo per misurare la temperatura, gli scienziati hanno rilevato che dagli anni Novanta a oggi gli oceani hanno assorbito energia termica equivalente a 150 volte la quantità di elettricità prodotta dall’umanità ogni anno. Ovvero il 60% di più rispetto agli studi precedenti (leggi anche Riscaldamento globale, gli oceani si scaldano più velocemente del previsto).