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Distruggere il capitalismo per fermare il cambiamento climatico

Distruggere il capitalismo per fermare il cambiamento climatico

 

(Rinnovabili.it) – L’unico modo di mettere un freno al cambiamento climatico è abbattere il capitalismo, un sistema economico che sta portando l’umanità verso «un orizzonte di distruzione che condanna a morte la natura e la vita stessa».

È un testo fortemente politico quello che contiene l’impegno della Bolivia per la COP 21, che il governo ha presentato ieri alle Nazioni Unite. Il Paese socialista è il 151° membro della convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC) a depositare un piano per il clima in vista della Conferenza di Parigi, ma non ha fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni. Il suo programma prevede invece un azzeramento della deforestazione illegale entro i prossimi 5 anni, insieme all’aumento della quota di energie rinnovabili dal 39% del mix (dati 2010) al 79% nel 2030.

 

Distruggere il capitalismo per fermare il cambiamento climatico 2«Il sistema capitalistico promuove il consumismo, il bellicismo e il mercantilismo, provocando la distruzione della Madre Terra e l’umanità – si legge in un passaggio del testo – Il sistema capitalista è un sistema di morte. Per questo, il capitalismo sta portando l’umanità verso un orizzonte di distruzione che condanna a morte la natura e la vita stessa. A questo proposito, per una soluzione duratura della crisi climatica, dobbiamo distruggere il capitalismo».

Il documento, 17 pagine in tutto, propone anche «10 soluzioni strutturali per la crisi climatica», tra i quali spiccano la costituzione di un tribunale globale dell’ambiente, l’eliminazione dei brevetti tecnologici, l’effettiva messa in pratica del diritto umano all’acqua e la deviazione delle risorse destinate al settore militare verso finanziamenti per il clima.

Tuttavia, la Bolivia di Evo Morales è stata accusata di ipocrisia per il suo atteggiamento aggressivo verso il capitalismo. Infatti, il gas di petrolio continua a rappresentare circa la metà delle sue esportazioni. Inoltre, piovono critiche per il mancato impegno nella riduzione della deforestazione legale, che ha permesso al Paese di espandere le proprie piantagioni intensive di soia.

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