(Rinnovabili.it) – I movimenti ambientalisti canadesi che si oppongono all’estrazione del petrolio da sabbie bituminose e manifestano a difesa del clima potrebbero presto essere equiparati ai terroristi dell’Isis. La pericolosa equazione si può leggere in un rapporto della Royal Canadian Mounted Police, che Greenpeace è riuscita a rendere pubblico.
La RCMP ha etichettato il movimento “anti-petrolio”, come una crescente e violenta minaccia per la sicurezza del Canada, sollevando timori tra gli ambientalisti che presto potrebbero trovarsi ad affrontare una speciale sorveglianza: quella riservata ai terroristi. La valutazione dell’intelligence canadese avverte che i gruppi verdi sono decisi a bloccare l’espansione sabbie bituminose e la costruzione di gasdotti, e che gli “estremisti” sono disposti a ricorrere alla violenza.
«Esiste un crescente movimento, altamente organizzato e ben finanziato in Canada, che si compone di attivisti pacifici, militanti ed estremisti violenti che si oppongono alla dipendenza della società dai combustibili fossili», recita il dossier. Il ministro delle finanze, Joe Oliver, ha detto che gli ambientalisti sono sovvenzionati da gruppi stranieri, e stanno lavorando contro gli interessi del Canada opponendosi allo sviluppo.
Sull’onda dell’inasprimento, in tutto l’Occidente, delle strategie antiterrorismo, il governo canadese ha presentato il Bill C-51, proposta di legge che aumenta la discrezionalità da parte delle agenzie di sicurezza di raccogliere informazioni sulle attività di sospetti gruppi terroristici. Il premier, Steven Harper, sta sostenendo questa stretta sulla sicurezza come una reazione necessaria ad alzare una diga contro gli estremisti islamici. Ma non è sfuggito a molti osservatori come queste siano misure potenzialmente applicabili a qualsiasi azione di disobbedienza civile, e potrebbero rivelarsi anticostituzionali.
La legislazione include nelle «attività che minano la sicurezza del Canada» ogni interferenza con la stabilità economica o finanziaria del Paese o le sue infrastrutture critiche, pur escludendo la protesta lecita o il dissenso. Esistono, tuttavia, molte forme di protesta che non sono strettamente legali, come una manifestazione che non ha ottenuto i permessi necessari, un sit-in, o i blocchi degli indiani del movimento Idle No More in difesa dei loro diritti.
Se il disegno di legge verrà approvato (e c’è già una petizione on line per fermarlo), consentirà al Canadian Security Intelligence Service e di adottare misure per ridurre quel che ritiene rappresenti una minaccia per la sicurezza dello Stato. La fotocopia, forse un po’ sbiadita, dell’estensione del concetto di terrorismo che il governo italiano ha promosso nell’intento di perseguire il movimento No-Tav.
La British Columbia Civil Liberties Association ha già fatto sentire la sua voce: «Siamo preoccupati che il Bill C-51 stia per colpire non solo i terroristi coinvolti in attività criminali, ma anche le persone che protestano contro qualsiasi politica del governo canadese».
«Questo documento identifica chi si preoccupa per i cambiamenti climatici con un potenziale (se non reale, il confine è molto sfumato) “estremista anti-petrolio”», ha fatto eco Keith Stewart, un attivista del clima per Greenpeace.