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Il Canada ha dichiarato l’emergenza climatica nazionale

Una mozione approvata dalla Camera dei Comuni chiede al Governo tutto l'impegno possibile per centrare gli obiettivi fissati con gli Accordi di Parigi.

emergenza climatica canadaL’emergenza climatica nazionale è stata dichiarata sulla scorta di un report scientifico che segnalava per il Canada un trend di surriscaldamento doppio rispetto alla media mondiale

 

(Rinnovabili.it) – Il Canada dichiara l’emergenza climatica nazionale: la mozione presentata alla Camera dei Comuni dal Ministro dell’Ambiente e del Cambiamento climatico, Catherine McKenna (Partito liberale del Canada, lo stesso del premier Justin Trudeau), chiede al Governo canadese di fare tutto ciò che è nelle proprie disponibilità per raggiungere gli obiettivi fissati con gli Accordi di Parigi.

 

La mozione è stata approvata nella tarda serata di lunedì con 186 voti favorevoli e 63 contrari, riscuotendo consenso in schieramenti trasversali della Camera: “La scienza ha dimostrato che il Canada si sta scaldando al doppio della velocità rispetto alla media globale e che dobbiamo fare di tutto per raggiungere gli obiettivi che ci siamo fissati – ha scritto in un post sulla propria pagina Facebook, McKenna – Per questo votiamo la mozione ed è per queste ragioni che il Canada si sta già attivando”.

 

L’allarme cui si riferisce il Ministro dell’Ambiente canadese proviene da uno studio scientifico redatto da oltre 40 ricercatori e pubblicato lo scorso aprile dall’Environment and Climate Change Canada: secondo lo studio, gli effetti del riscaldamento climatico in Canada sono a tutti gli effetti irreversibili ed è probabile che i cittadini canadesi soffriranno nell’immediato futuro per ondate di calore 10 volte più pericolose che in altre zone del mondo e di piogge e tempeste almeno due volte più violente se non verranno adottate immediate misure per contenere le emissioni di gas serra.

 

La mozione approvata lunedì descrive il cambiamento climatico come “una crisi reale e urgente, guidata dall’attività dell’uomo, che colpisce l’ambiente, la biodiversità, la salute e l’economia del Canada”.

 

Il primo ministro Justin Trudeau e i leader dei due maggiori partiti canadesi, il Conservatore Andrew Scheer e il segretario del Nuovo Partito Democratico, Jagmeet Singh, non erano presenti al dibattito e all’approvazione della mozione nella Camera dei Comuni. Un’assenza pesante, sottolineata dalla leader dei Verdi, Elizabeth May, unica guida di partito presente in aula. Trudeau, Scheer e Singh si trovavano in quelle ore a Toronto, per la parata in onore dei Toronto Raptors, neo campioni NBA.

 

La posizione del carismatico premier sta facendo particolarmente discutere oltreoceano: il sostegno di Trudeau a politiche ambientaliste ed ecologiste sta crescendo negli ultimi anni di mandato (tra 4 mesi il Canada dovrebbe andare a nuove elezioni presidenziali) e le iniziative a sostegno dell’ambiente si stanno moltiplicando sotto la spinta dell’opinione pubblica. Ne è un esempio il recente annuncio di un prossimo bando della plastica monouso, sulla scorta di quanto fatto a marzo dall’Unione europea, dato dallo stesso Trudeau.

 

Tuttavia, il premier canadese sembra poco intenzionato a contenere l’utilizzo dei carburanti fossili: è di poche ore fa la definitiva autorizzazione di Trudeau alla costruzione di un gasdotto da 5,5 miliardi di dollari canadesi che dovrebbe trasportare petrolio da Edmonton, in Alberta, fino a Burnaby, vicino Vancouver. Una pipeline che attraverserebbe 620 miglia di foreste e montagne e che è stata fortemente osteggiata dalle associazioni ambientaliste e dal partito dei Verdi.

 

Una politica ambigua che rischia di compromettere quanto approvato dalla Camera dei Comuni e di sottovalutare la reale portata della crisi climatica: “Questo è un problema di sicurezza nazionale – scriveva in un tweet Elizabeth May a margine dell’approvazione della mozione – E’ tempo che cominciamo a trattarlo come tale”.

 

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