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Cambiamento climatico: l’UK offre 1.13 miliardi

Il governo britannico ha annunciato che contribuirà con 1.13 miliardi di dollari al GCF, il fondo internazionale per il cambiamento climatico

Cambiamento climatico l’UK offre 1.13 miliardi

 

(Rinnovabili.it) – Anche il Regno Unito contribuirà al Green Climate Fund. Le isole britanniche sborseranno 1.13 miliardi di dollari (720 milioni di sterline) per foraggiare il fondo di aiuto ai Paesi poveri nella lotta al cambiamento climatico. Adottare un approccio isolazionista sarebbe «un disastro», ha fatto sapere il segretario all’Energia, Ed Davey, durante l’annuncio dell’intenzione londinese di contribuire al GCF. «Il cambiamento climatico non conosce confini, inutile adottare un approccio da piccolo inglese».

Con questo contributo l’UK supera Francia e Germania, che hanno offerto un miliardo a testa, portandosi subito alle spalle degli Stati Uniti (3 miliardi) e del Giappone (1.5 miliardi). Ora il Green Climate Fund è arrivato a quota 9 miliardi, grazie al contributo di 14 Paesi. L’obiettivo è raggiungere i 10-15 miliardi di dollari l’anno, in modo da racimolarne 100 entro il 2020.

 

Gli esperti di recente hanno avvertito che il global warming potrebbe investire la salute, il sistema alimentare e il business del Regno Unito. Perfino le forze militari non potrebbero garantire la sicurezza sul pianeta se il cambiamento climatico non viene indirizzato.

«Sono in gioco molte cose – ha detto Davey – Chiunque abbia seguito i negoziati dell’Onu sa che i Paesi più poveri e più vulnerabili stanno chiedendo aiuto ai più sviluppati per sopravvivere al climate change. Se non lo facciamo, non credo che raggiungeremo un accordo globale. I critici non capiscono che questo denaro serve per un lavoro di vitale importanza. Si tratta di salvare delle vite, ed è un nostro dovere».

 

Il discorso del segretario all’Energia britannico non commuove tuttavia gli osservatori ufficiali sul Consiglio del fondo, che ben sanno come funzionano queste dinamiche. Dietro le grandi promesse e i discorsi da fazzoletto in mano, si celano spesso gli interessi economici delle voraci economie occidentali. Si teme che questo denaro non sarà una donazione da buon samaritano, ma venga dato in prestito o vincolato a progetti portati avanti da multinazionali del settore privato dello Stato donatore. Così facendo, quest’ultimo regalerebbe opportunità di profitto alle proprie corporations, senza che ai territori “colonizzati” venga data voce in capitolo sulla realizzazione di opere spesso mastodontiche. I Paesi sviluppati hanno anche chiesto che, nei casi in cui non si raggiunga il consenso sulle decisioni da prendere, venga messo in atto un meccanismo simile a quello praticato dalla Banca Mondiale. Qui, ogni Paese ha voce tanta voce in capitolo quanta parte del fondo detiene, un fatto che distorcerebbe completamente lo scopo del GCF.

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