I programmi di riduzione delle emissioni che causano il cambiamento climatico sono gravemente insufficienti. Vanno rivisti subito, non nel 2020
(Rinnovabili.it) – Scesi dal palco della COP 21, i leader globali hanno smesso di parlare del cambiamento climatico. Ma non possono dormire sugli allori. Ne sono convinti gli esperti all’Institute for European Energy and Climate Policy (IEECP), che hanno pubblicato un manifesto nel quale chiedono un aumento immediato dell’ambizione sulla riduzione delle emissioni di CO2 che causano il riscaldamento globale. Secondo l’accordo approvato a Parigi il 12 dicembre, il primo global stocktake – l’inventario degli impegni annunciati da 187 su 196 Paesi membri della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici – è fissato per il 2018. Entro il 2020, invece, tali impegni (denominati INDCs – Intended Nationally Determined Contributions) devono essere aggiornati al rialzo. Ma non vi sono vincoli, come per gran parte delle disposizioni contenute nel patto sul clima. Questo significa che gli Stati possono prendersela con tutta calma perché non saranno sanzionati in alcun modo se non rispetteranno le promesse. Ecco perché gli esperti dell’IEECP, che hanno contribuito a redigere questi programmi di riduzione delle emissioni, chiedono adesso che si proceda con maggiore rapidità al loro adeguamento.
Soprattutto dato che, secondo tre diversi rapporti usciti poco prima della COP 21, la somma degli sforzi climatici finora prodotti non eviterebbe al mondo un innalzamento delle temperature di 2,7-3.5 °C. Dinanzi a queste proiezioni, l’obiettivo di 1,5 °C cui dovrebbe tendere la comunità internazionale secondo il testo dell’accordo, rimarrà lettera morta.
Denunciando questa discrepanza intollerabile per le sorti di miliardi di persone, l’expertise europea chiede che venga fissato un termine molto più prossimo per l’aggiornamento degli impegni sulle emissioni. Ad esempio, si scelga il 21 aprile 2017. In questa data è prevista la chiusura ufficiale della finestra utile a presentare i programmi di riduzione al quartier generale dell’ONU di New York. Ed è un ottimo momento per fissare i nuovi obiettivi da parte di ciascun Paese membro dell’UNFCCC.
L’Unione europea ha escluso qualsiasi aumento dell’ambizione prima del 2020, cioè fin quando non sarà nominata una nuova Commissione. Secondo gli analisti, però, Stati Uniti e Cina presenteranno un aggiornamento prima di quella data. Se il nostro continente vuole continuare a dichiararsi leader globale nella lotta al cambiamento climatico, dunque, è meglio che alle parole faccia seguire azioni concrete.