Per la sesta volta la superficie del ghiaccio artico scende pericolosamente oltre la media. A causa del cambiamento climatico la calotta polare perde il 13% ogni decennio
Si tratta solo di previsioni, per ora: gli esperti infatti tengono a precisare che questo è stato solo un annuncio preliminare. L’eventuale cambio dei venti nell’Artico potrebbe ancora far cozzare fra loro le lastre di ghiaccio, riducendone la superficie totale oltre i minimi finora registrati. Le cose, quindi, potrebbero ancora peggiorare. I primi di ottobre gli scienziati promettono che diffonderanno una analisi completa della stagione di scioglimento del ghiaccio, e discuteranno anche dell’aumento di superficie nella calotta antartica. Se da una parte infatti una immane isola bianca viene rosicchiata anno dopo anno, dalla parte opposta del mondo le cose vanno all’inverso.
Il trend di scioglimento, al Nord, sembra aver preso una piega ormai stabile: nel 2012 si è registrato il minimo storico, ma la leggera ripresa degli scorsi due anni non indica una inversione di tendenza. Anzi: l’Oceano artico continua a perdere il 13 per cento del suo ghiaccio ogni dieci anni. Basti pensare che la superficie gelata, nel 2014, è 6,22 milioni di chilometri quadrati al di sotto della superficie media rilevata nel delta temporale 1981-2010. Anche con una estate che, spiegano dall’Arctic center della Nasa, è stata relativamente fredda rispetto al solito, con pochi venti.