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Il cambiamento climatico sta estinguendo l’orso polare

Il cambiamento climatico sta estinguendo l’orso polare

 

(Rinnovabili.it) – Il numero degli orsi polari nel mar glaciale a nord dell’Alaska è calato del 40% tra il 2001 e il 2010, e la colpa è tutta del cambiamento climatico. Lo spiega uno studio dell’ESA (Ecological Society of America) diffuso ad inizio settimana. I ricercatori hanno scoperto che il tasso di sopravvivenza degli orsi nel mare di Beaufort è stato particolarmente basso tra il 2004 e il 2006, quando soltanto 2 degli 80 cuccioli nati sono sopravvissuti. Nel 2010, ultimo anno preso in esame, gli esemplari in questa zona erano ridotti a 900. Il calo drastico nella popolazione degli orsi polari fa seguito ad un altro tonfo preoccupante: quello delle foche. Nei mesi estivi e invernali, le prede abituali dei bianchi inquilini del Nord sono praticamente sparite dalla circolazione. La colpa è del progressivo scioglimento dei ghiacci a causa del global warming: le lastre si assottigliano, spesso si rompono, creando isole galleggianti che non costituiscono un habitat ideale per la fauna polare, in particolare per l’orso. La caccia alla foca è diventata un’impresa difficile per questi mammiferi, troppo impediti dalla frammentazione dell’habitat.

 

Mentre il cambiamento climatico continua a mietere vittime che, se non fosse per qualche report scientifico, resterebbero invisibili, proprio nel mondo della scienza c’è chi dichiara la propria preoccupazione, nel tentativo di far convergere la politica sulla questione della biodiversità. Il professor Steven Armstrup, chief scientist al Polar Bears International, ha detto che dopo una vita intera spesa a lavorare con queste popolazioni di orsi è profondamente addolorato nel constatare il loro inesorabile declino.

«Nel 2007, io e i miei colleghi abbiamo fatto una previsione: la popolazione di orsi polari del mare di Beaufort potrebbe scomparire entro la metà del secolo se non iniziamo subito un percorso serio di riduzione delle emissioni di gas serra. Dopo sette anni, questo rapporto ci dice che siamo ancora sulla strada sbagliata».

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