Popoli, vegetazione e anche le malattie stanno migrando come conseguenza del cambiamento climatico. Lo rivela una ricerca congiunta che ha trovato tracce della malattia ad alta quota
(Rinnovabili.it) – Con l’aumento delle temperature i popoli sono costretti a migrare per scappare dalle conseguenze negative del cambiamento climatico. Di pari passo anche la vegetazione sta mutando e piante e alberi si trovano oggi a latitudini anni fa impensabili. Nello stesso modo anche le malattie colpiscono oramai in aree dove non si erano mai riscontrate epidemie come sta succedendo nel caso della malaria. Una nuova ricerca ha infatti previsto che con l’aumento della temperatura la zanzara portatrice della malattia potrebbe riuscire a vivere anche a quote più elevate sia in Africa che in Sud America. Per questo è necessario aumentare i livelli di protezione e un team di ecologisti dell’Università del Michigan e della London School of Hygiene and Tropical Medicine invita a farlo proprio perchè dichiara di aver registrato le prime evidenze dell’arrivo della malaria anche nelle zone di alta quota durante anni particolarmente caldi con incidenza maggiore nelle aree a bassa quota durante gli anni più rigidi.
Esaminando i record di diffusione della malaria nelle regioni montuose in Etiopia e Colombia risalenti a più di 20 anni, i ricercatori hanno scoperto che in futuro il rischio di malaria nelle regioni densamente popolate dell’Africa e del Sud America aumenterà.
La malaria colpisce attualmente circa 220 milioni di persone all’anno, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, ed è stato stimato che i costi per l’Africa ammontano a più di 12 miliardi di dollari all’anno in termini di PIL perso.
La ricerca è stato il primo esempio di documento che ha preso in esame i casi particolari di malaria in regioni che stanno rispondendo alle variazioni di temperature annuali anche attraverso programmai di controllo della diffusione delle zanzare, la resistenza ai farmaci anti-malarici e le fluttuazioni delle precipitazioni.
“La nostra ultima ricerca suggerisce che con il progressivo riscaldamento globale, la malaria si stia insinuando sulle montagne e si stia diffondendo in nuove aree d’alta quota” scoprendo che le comunità delle regioni montane sarebbero più vulnerabili alla malattia perché mai state esposti prima alla malaria. “I nostri risultati qui sottolineano la dimensione del problema e sottolineano la necessità di sforzi di intervento sostenuti in queste regioni, soprattutto in Africa” ha detto Mercedes Pascual della University of Michigan.