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Cambiamento climatico: la fusione della calotta antartica è inarrestabile

cambiamento climatico(Rinnovabili.it) – Due studi differenti confermano l’inevitabile perdita della calotta di ghiaccio, fenomeno che causerà un innalzamento del livello del mare fino a quattro metri.

Il collasso della calotta di ghiaccio è già in corso ed è inarrestabile, sarebbe questa la conclusione unanime alla quale sono giunti i ricercatori dei due gruppi che hanno svolto studi accomunati dalla stessa tematica. Il ritiro dei ghiacci, come è noto, sarebbe causato e accelerato dai cambiamenti climatici e dal conseguente innalzamento della temperatura con un ritmo di crescita del livello del mare che procede molto più velocemente di quanto ipotizzato fino ad oggi, minacciando le popolazioni che abitano le terre bi basse altitudini.

Le due relazioni, portate avanti in maniera autonoma dall’Università di Washington e dalla NASA hanno esaminato gli strati di ghiaccio dell’Antartide occidentale in diversi periodi di tempo, arrivando però ad una conclusione simile: lo scioglimento della calotta è iniziato e non può essere fermato, neanche attraverso misure drastiche per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

 

“Un ampio settore della calotta antartica occidentale è entrato in uno stato di scioglimento irreversibile. Ha superato il punto di non ritorno, ha detto in una conference call Eric Rignot, glaciologo presso la Nasa e l’Università della California, “Questo indietreggiare avrà importanti conseguenze per l’innalzamento del livello del mare in tutto il mondo” arrivando a superare i limiti previsti dai recenti studi dell’IPCC.

 

Lo studio Nasa, che sarà pubblicato sul Geophysical Research Letters, ha analizzato il ritiro dei sei ghiacciai dell’Antartide occidentale, dichiarando che uno di questi ghiacciai, quello di Pine Island, si è ridotto di 31 km dal 1992 al 2011 e che che tutti e sei i ghiacciai insieme contenevano abbastanza ghiaccio per aggiungere un ulteriore metro e 20 cm al livello dei mari di tutto il mondo.

Per lo studio dell’Università di Washington, che sarà pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori hanno utilizzato le mappe topografiche dettagliate, radar di bordo e modelli al computer per raggiungere una maggiore certezza sulla timeline prevista relativa al crollo dello strato di ghiaccio stimando la perdita dell’intera calotta, secondo la peggiore delle ipotesi, entro i prossimi due secoli.

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