Siccità e carenza di precipitazioni sono effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico, che porteranno alla sparizione delle foreste in luogo della macchia mediterranea
(Rinnovabili.it) – Aumento delle temperature e calo delle precipitazioni causeranno una metamorfosi drastica dell’ecosistema mediterraneo. Lo annuncia l’Università di Cordoba, che insieme a quella di Wageningen in Olanda ha previsto come cambieranno le foreste dell’Europa meridionale. Entro un secolo, stando alle proiezioni attuali, il termometro salirà di 3 °C e gli effetti del cambiamento climatico trasformeranno la foresta in macchia mediterranea.
Secondo la ricerca pubblicata in un articolo sulla rivista “Plant Biology”, questi hotspot di biodiversità subiranno effetti piuttosto preoccupanti: scompariranno alcune specie vegetali tipiche della foresta, come il corbezzolo o la quercia da sughero. La ragione è che questo genere di flora risponde all’aumento della temperatura e alla scarsità di acqua rimodulando i tempi della fotosintesi. In pratica, alcuni alberi rallentano il ritmo con cui assorbono carbonio ed emettono ossigeno, cercando di risparmiare acqua per sopravvivere.
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La pianta assorbe CO2 attraverso l’apertura degli stomi della foglia, che al contempo espellono l’acqua. In primavera il tempo di apertura verso è più elevato e la velocità di fotosintesi più alta, mentre in estate si determinano valori più bassi e in autunno, con le piogge, la pianta recupera e cresce. Per questo in tempi di siccità, alcune specie vegetali riducono drasticamente l’apertura degli stomi, anche a due sole ore al giorno di mattina.
Al contrario, la macchia mediterranea possiede una maggior plasticità fenotipica, che le permette di adattarsi con meno problemi alle condizioni del momento. A questo si somma la capacità dei cespugli di colonizzare il terreno in condizioni estreme, come dopo un incendio o durante un periodo arido.
Per la quercia da sughero, che produce semi ogni 20-30 anni, il rallentamento del ritmo biologico può essere fatale. Anche perché molti animali si cibano delle sue ghiande, che restano poche settimane sui rami. Un fatto che può portare questa specie sull’orlo della scomparsa nell’arco di un paio di generazioni, con effetti anche sulla fertilità del terreno e le attività umane.