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Cambiamento climatico ed ebola: c’è una relazione

Cambiamento climatico ed ebola c’è una relazione(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico contribuisce alla diffusione dell’ebola. Lo sostengono alcuni scienziati secondo cui gli eventi atmosferici estremi, sempre più frequenti a causa dei mutamenti del clima, favorirebbero il dilagare delle malattie. Alle stagioni secche seguono periodi di pesanti precipitazioni, che portano alla produzione abbondante di frutta. I pipistrelli (portatori sani e vettori sospettati della recente esplosione dell’epidemia) e le scimmie ne vanno ghiotti, e così l’epidemia opera facilmente il salto di specie. Essa si trasmette tramite i fluidi corporei: l’essere umano, di conseguenza, può contrarre la malattia nutrendosi o maneggiando un animale infetto.

 

Per questo motivo, secondo Kris Murray, ricercatore di EcoHealth Alliance (organizzazione che si occupa di analisi ed educazione circa le relazioni tra la natura, gli ecosistemi e la salute umana), il cambiamento climatico può giocare un ruolo importante nell’aumentare i rischi di ebola.

«Esso mette sempre più a rischio la sicurezza alimentare del continente – spiega lo scienziato – perché la penuria di cibo spinge gli uomini verso fonti di cibo alternative. Per esempio il consumo di carne di animali selvatici, come i pipistrelli, è destinato a crescere».

Quasi la metà dei focolai di ebola, secondo Murray, ha legami diretti con queste pratiche. Inoltre, sempre a causa delle bizzarrie del clima, i modelli computerizzati di Murray e del suo team prevedono che la popolazione di alcune specie di pipistrelli potrebbe aumentare, rendendo il contatto con gli umani più facile.

 

Secondo l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, il trend sarebbe in linea con le previsioni, le quali affermano che il 75% di tutte le malattie nuove, emergenti o riemergenti è di origine zoonotica. In pratica, le si contrae attraverso il contatto o l’uccisione degli animali. Una fauna che per anni ha magari portato dentro di se il virus senza ammalarsi, e che si trova in più stretto contatto con l’uomo – che invece di ebola ci muore – anche a causa della deforestazione. la Sierra Leone, dove l’ebola ha mietuto diverse vittime, ha perso il 96% delle sue foreste dal 1920, ed entro il 2018 potrebbe restare priva anche dell’ultimo 4%. Stesso discorso per la Guinea, altro focolaio dell’epidemia, dove è stato raso al suolo il 20% delle foreste.

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