(Rinnovabili.it) – Oggi Stati Uniti, Cina ed Unione Europea producono insieme oltre la metà delle emissioni climalteranti mondiali. Pare logico dunque che le loro scelte in fatto di lotta al cambiamento climatico siano fondamentali per plasmare l’atteso nuovo accordo sul clima nel vertice Onu di Parigi. Quello che appare meno evidente è quanto siano fondamentali per il loro sviluppo. Eppure come spiega un nuovo rapporto dell’Institute NewClimate, con azioni decise per limitare l’aumento della temperatura terrestre entro i famosi 2°C, le tre potenze economiche sarebbero in grado di aumentare la loro prosperità, i livelli occupazionali e le prospettive di salute. Un dato su tutti: impostando l’obiettivo energie rinnovabili sul consumo finale al 100% entro il 2050, USA, Cina ed UE creerebbero oltre 3 milioni di posti di lavoro, risparmiando circa 520 miliardi dollari l’anno in importazioni di combustibili fossili.
In tal senso, alcuni impegni – i cosiddetti INDCs – sono già stati presentati. L’Europa ha promesso di tagliare del 40% le emissioni comunitarie entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990 e, secondo gli autori del rapporto, raggiungere il target porterà benefici reali, tra cui 70.000 posti di lavoro a tempo pieno, la prevenzione di circa 6.000 decessi connessi con l’inquinamento, e miliardi di euro risparmiati dall’import di combustibili.
Ma se le emissioni venissero ridotte del 55% – percorso proposto dallo studio per mantenere il riscaldamento globale a due gradi – i benefici si moltiplicherebbero: con oltre 420.000 posti di lavoro nell’energia pulita a tempo pieno e 46.000 vite salvate.
Mettere la Cina sulla giusta pista per frenare il cambiamento climatico farebbe risparmiare oltre un milione di vite e creare quasi 2 milioni di posti di lavoro.
Discorso non troppo dissimile gli Stati Uniti che hanno in programma di ridurre le emissioni del 26 al 28 per cento rispetto ai livelli del 2005 entro il 2025 (il documento contenente gli INDCs dovrebbe essere consegnato all’Onu questa settimana). “Questo rapporto aggiunge alle numerose prove accumulate finora anche quella che una maggiore ambizione climatica significa una salute migliore”, ha commentato Anne Stauffer, il vice direttore dell’Health and Environment Alliance. “Gli importanti benefici attesi dalle azioni di mitigazione, non sono solo morti premature evitate, ma anche una riduzione dei costi sanitari e una maggiore produttività. Questa dovrebbe essere una buona notizia per i decisori europei”.