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Cambiamento climatico, Australia sull’orlo del burrone

Cambiamento climatico l’Australia sull’orlo del burrone-

 

(Rinnovabili.it) – L’Australia rischia un aumento delle temperature doppio rispetto a quello considerato accettabile dagli esperti di cambiamento climatico. Molti osservatori si sono detti preoccupati per la deriva che sta prendendo la politica della Terra dei Canguri, sponsorizzata dalle compagnie fossili e scarsamente intenzionata a contribuire positivamente ai negoziati sul clima.

Il governo di Tony Abbott è in procinto di varare le misure per la riduzione delle emissioni nel periodo post-2020, e durante il fine settimana ha dichiarato che entro metà anno arriveranno gli impegni climatici in vista di Parigi 2015.

 

Ma quel che ha fatto tremar le vene e i polsi agli analisti è il documento che ha accompagnato le dichiarazioni: in esso spicca l’assoluta assenza dell’obiettivo dei 2°C. Non solo, ma lo scenario che si profila, stando alle intenzioni del governo, è letteralmente insostenibile. Un aumento di 4°C delle temperature australiane è quel che i cittadini dell’isola potrebbero trovarsi a fronteggiare, senza avere gli strumenti per reagire.

Infatti, il documento di discussione dice che «per il prossimo futuro, l’Australia continuerà ad essere un importante fornitore di energia e materie prime per il resto del mondo, in particolare i Paesi asiatici. Attualmente, circa l’80% del fabbisogno di energia primaria mondiale è soddisfatto attraverso i combustibili a base di carbonio. Entro il 2040, si stima che il 74% sarà ancora coperto da fonti a base di carbonio a causa della crescente domanda nelle economie emergenti». Si tratta esattamente dello scenario definito «inaccettabile» dal World Energy Outlook 2014, pubblicato l’anno scorso dalla IEA (International Energy Agency), e che apre la strada ad un aumento delle temperature sicuramente superiore ai 3.6°C.

 

Studi indipendenti hanno valutato il piano governativo per il taglio delle emissioni, riscontrando che l’esecutivo non lo ha supportato con fondi sufficienti per raggiungere neppure una riduzione del 5%, ma il governo insiste nel mostrarsi ottimista, giurando che sarà facile raggiungere gli obiettivi. Tutte le analisi confermano invece che sarà estremamente difficile puntare a target più ambiziosi. Ciliegina sulla torta, stime che risalgono addirittura al 2011 dichiarano che un sistema di riduzione delle emissioni che ricade tutto sulle spalle dei contribuenti non è economicamente sostenibile sul lungo periodo. Per l’Australia si annunciano tempi duri.

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