Le piante precoci, in ritardo con la produzione di polline, si sovrappongono a quelle primaverili. In arrivo un boom di allergie dovuto al cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico e l’urbanizzazione aumentano il rischio di tsunami… di polline. Lo sottolinea un articolo nel numero di aprile dell’International Journal of Allergology and Rhynology. Anche gli allergologi della Allergy & Asthma Care di New York hanno suonato l’allarme in questi giorni: prevedono una pioggia di starnuti e un proliferare di occhi gonfi e nasi gocciolanti. Tutto questo accade perché i mutamenti del clima hanno ritardato la produzione dei cosiddetti “pollini precoci”, legati a piante che fioriscono da dicembre a maggio, spostandone il boom in contemporanea a quello dei pollini primaverili, prodotti da piante che fioriscono da aprile a settembre. Nello stesso periodo, dunque, si è registrata una massiccia diffusione di queste polveri, disastrose per chi soffre di allergia.
Quercia e betulla, ad esempio, sono enormi produttori di polline e stanno saturando l’aria insieme a piante stagionali come pioppo, ontano e frassino. E tra poco sarà il turno delle graminacee.
Inoltre, la situazione si fa più grave nelle grandi città, poiché l’inquinamento dell’aria rende le persone ancora più sensibili alle allergie.
Secondo lo studio uscito sull’IFAR, questa alterazione dall’inquinamento atmosferico combinata con i cambiamenti del clima terrestre (temperature più elevate, una maggiore umidità e una stagione di crescita che si allunga) può fornire una spiegazione del perché più persone soffrono di allergie da polline in questi giorni. Si prevede che, di conseguenza, aumenteranno nei prossimi anni i malati.
I ricercatori hanno presentato la prova che gli inquinanti atmosferici, in particolare l’ozono al livello del suolo e il biossido di azoto sono in grado di alterare alcuni degli allergeni più comuni e potenti in circolazione, rendendoli ancora più potenti. Le pollinosi possono provocare una serie di manifestazioni cliniche quali rinite allergica, congiuntivite e asma bronchiale.
Esiste una cosiddetta “dose soglia”, sotto la quale il polline liberato è insufficiente per scatenare la reazione allergica. Essa però può variare in realtà da individuo a individuo.