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Addio 40% della vita marina se non “nevica” più nella zona crepuscolare oceanica

Tra i 200 e i 1000 metri di profondità, la vita dipende dall’arrivo di materia organica e inorganica dagli strati superiori. Ma acque più calde riducono anche del 50% i nutrienti

Zona crepuscolare oceanica: meno 20-40% di vita marina al 2100
Foto di Marat Gilyadzinov su Unsplash

Uno studio su Nature Communications calcola l’impatto del clima sui nutrienti disponibili nella zona crepuscolare oceanica

(Rinnovabili.it) – Un mare più caldo significa un mare meno ricco di cibo. E più rischio estinzione per molte specie marine. Quelle che vivono nella cosiddetta zona crepuscolare oceanica, cioè la porzione di colonna d’acqua tra i 200 e i 1000 metri di profondità. Lo afferma uno studio, apparso di recente su Nature Communications, che ha ricostruito le variazioni dei nutrienti in queste regioni degli oceani durante periodi in cui il clima terrestre era più caldo di oggi, nel Cenozoico.

La zona crepuscolare oceanica è chiamata così per la scarsa quantità di radiazione solare che riesce a penetrare a quelle profondità. Gli organismi che la popolano dipendono dalla materia organica che proviene dagli strati superiori. In gergo si chiama “neve marina”: detriti, resti di alghe e plancton, escrementi di pesci, materia organica e inorganica ricca di nutrienti che permette la vita nella zona crepuscolare oceanica.

Come cambiano i nutrienti nella zona crepuscolare oceanica

Ed è proprio la neve marina la vittima eccellente della crisi climatica negli oceani. Secondo gli autori dello studio, temperature più calde diminuiscono la quantità di sostanze che sprofondano negli strati oceanici inferiori. Anche in uno scenario emissivo molto favorevole, il calo di nutrienti previsto nei prossimi 100-200 anni è del 20%. In scenari più plausibili e vicini alla traiettoria climatica attuale, la riduzione può arrivare anche al 50%.

Numeri che comportano cambiamenti radicali nell’ecologia della zona crepuscolare oceanica. Entro la fine di questo secolo, la diversa disponibilità di cibo potrebbe far calare del 20-40% la vita marina in questa fascia mesopelagica. Cambiamenti, peraltro, che sono già in atto, avvertono gli autori dello studio. Per fermarli e invertire la rotta ci potrebbero volere anche alcune migliaia di anni.

“I nostri risultati suggeriscono che potrebbero essere già in corso cambiamenti significativi”, spiega Katherine Crichton, prima firma dello studio. “A meno che non riduciamo rapidamente le emissioni di gas serra, questo potrebbe portare alla scomparsa o all’estinzione di gran parte della vita della zona crepuscolare entro 150 anni, con effetti che si estendono per millenni successivi”.