La media climatologica vorrebbe lo zero termico attorno ai 3500 m anche d’estate sull’arco alpino
(Rinnovabili.it) – Nell’estate che infrange decine di record di caldo in Europa è appena crollato un altro primato. Il 25 luglio, la radiosonda di Payerne ha registrato lo zero termico all’altitudine di 5184 metri sul livello del mare. L’isoterma degli zero gradi più elevata risaliva, fino a ieri, al 20 luglio 1995, quando aveva raggiunto i 5117 metri. Queste sono anche le uniche due volte, da quando esistono le misurazioni con i palloni sonda, che lo zero termico viene segnalato a oltre 5000 metri.
Due volte al giorno, dal paese di Payerne nelle Alpi svizzere, il servizio meteorologico elvetico lancia in atmosfera una radiosonda allo scopo di misurare la temperatura, l’umidità, la pressione, la velocità e la direzione del vento. Tra i valori rilevati c’è anche lo zero termico, ovvero l’altitudine massima a cui viene rilevata la temperatura di 0°C (per il fenomeno dell’inversione termica, talvolta si possono dare più zeri termici a quote differenti).
Perché è importante la quota dello zero termico?
Lo zero termico è un parametro fondamentale per determinare lo stato di salute del manto nevoso e dei ghiacciai. Più l’isoterma dello zero è a quote elevate (e vi rimane per lungo tempo), più la neve in montagna si scioglie velocemente e, allo stesso modo, si sciolgono i ghiacciai.
Quest’anno, a causa delle ondate di calore frequenti, precoci e molto intense, la quota di questa isoterma è quasi stabilmente su livelli più alti della media climatologica del periodo da fine maggio-inizio giugno. L’anomalia è arrivata, in alcuni periodi, a toccare i 1000 metri.
Di solito, cioè secondo la media degli ultimi 30 anni, anche in estate gli 0°C sulle Alpi oscillano intorno ai 3500 metri. Al di sopra il ghiaccio e la neve sono generalmente conservati. La tendenza, però, è chiara. Negli ultimi 5 anni è capitato con molta frequenza che lo zero termico in estate si spingesse a quote superiori ai 4000 metri e vi permanesse per lunghi periodi, fatto che almeno fino al 2010 era tutto sommato raro e, se capitava, durava per pochi giorni limitando quindi gli effetti su ghiacci e nevi.
Una delle conseguenze di questo evento meteorologico, quest’anno, è la sparizione molto precoce del manto nevoso in montagna. Alla scarsità delle precipitazioni durante l’inverno si è aggiunta la temperatura elevata in quota. Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, uno degli osservatori con le serie storiche più lunghe e affidabili della regione alpina il 3 luglio segnalava il quasi completo scioglimento del manto nevoso. Un dato che illustra molto bene quanto l’estate del 2022 sia eccezionale: lì la neve non si era mai sciolta prima del 13 agosto (capitò nel 1963 e nel caldissimo 2003). Questo fenomeno è anche uno dei fattori principali dietro il distacco parziale del ghiacciaio della Marmolada. (lm)